Guerra Ucraina, dopo 104 anni la storia passa ancora da Brest. Lì è nata e morta l'Urss

Nel 1918 nella città bielorussa Trotsky firmò l'uscita della Prima guerra mondiale. Nel 1991 il trattato che dissolse l'Unione Sovietica e diede vita all'Ucraina

La storia si ferma ancora una volta a Brest, città bielorussa di 350mila abitanti al confine con la Polonia. Lì esattamente il 3 marzo 1918, proprio come oggi, venne firmato il trattato di Brest-Litovsk. Quel giorno di 104 anni venne firmato l’armistizio della Prima guerra mondiale tra Mosca e l'impero austro-ungarico che, a pochi mesi dalla Rivoluzione d'Ottobre, pose fine all'impero degli zar e mise le basi per la nascita dell'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche. Il governo bolscevico rappresentato al tavolo delle trattative da Lev Trotsky dovette accettare condizioni particolarmente dure cedendo di i territori della Polonia Orientale, La Lituania, l’Estonia, la Finlandia e anche la stessa Ucraina che venne immediatamente occupata dalle truppe tedesche ma poi, a seguito della Pace di Versailles, finì coinvolta nella guerra civile russa e successivamente annessa di nuovo all'Urss.

La firma del trattato di Brest-Litovsk, 1918
La firma del trattato di Brest-Litovsk, 1918

Nell'immaginario russo la Pace di Brest-Litovsk resta appunto sinonimo di sconfitta ammessa dallo stesso Vladimir Lenin che uscendo dalla guerra sperava così di risolvere i problemi di politca interna. Per tutto il 1919 l'Ucraina visse nel più totale caos politico, contesa tra ogni fazione presente e messa nel mirino dalla vicina Polonia finì poi vittima di una nuova invasione sovietica appunto. Un trauma come quello che si visse 73 anni dopo quando, sempre a Brest, venne firmato un altro trattato nel quale i rappresentanti di Russia, Bielorussia, Ucraina sottoscrissero le rispettive dichiarazioni di indipendenza dall'Urss. Nasceva così la Csi (confederazione di Stati indipendenti) mentre si dissolveva definitivamente l'Unione Sovietica. Era l'8 dicembre 1991 e la firma era quella di Boris Eltsin, il presidente russo che otto anni dopo (1999) identificò in Vladimir Putin il suo successore confidando che avrebbe portato la Russia a una vera svolta democratica.

Quel giovane ex ufficiale del KGB invece ha sempre più accentrato il potere nelle sue mani e in quelle di un ristretto comitato di oligarchi, limitando la libertà di espressione e reprimendo ogni dissenso interno. E in politica estera ha mostrato uno spietato cinismo e un'ambizione espansionistica smisurata e brutale - prima in Cecenia, poi in Crimea e ora in Ucraina - paragonabili ai peggiori dittatori, Hitler in primis. Lo "zar" Putin sembra avere nostalgia dell'impero dei Romanoff prima e dell'Urss poi ed è tornato a far sentire i rumori dei cannoni in Europa agitando i fantasmi di una Terza guerra mondiale, che non potrebbe non essere una guerra nucleare, che ha ricordato il suo ministro degli Esteri Serghey Lavrov E gli occhi del mondo e dell'Europa si concentrano ancora una volta su Brest, di nuovo crocevia della storia.