ANDREA SPINELLI
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La Rappresentante di Lista: "Noi e il nostro sguardo diverso sulla musica pop"

La coppia artistica di Rappresentante di Lista sbarcata all’Ariston fa parlare di sé, non solo per la copertina dell’album My mamma

Il duo Rappresentante di Lista

Il duo Rappresentante di Lista

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Facile tirare fuori una celebre tela come “L’origine del mondo” di Gustave Courbet o installazioni sul tema che ha fatto storia a cominciare la “Hon” di Niki de Saint-Phalle, certo è che la copertina del nuovo album “My Mamma” continua a far parlare de La Rappresentante di Lista quasi quanto la loro partecipazione al Festival di Sanremo. Quel pube trasformato nello “stargate” d’incredibili viaggi spaziali, infatti, racconta la viareggina Veronica Lucchesi e il palermitano Dario Mangiaracina quanto le loro canzoni. "Stiamo vivendo un periodo di transizione in cui un po’ tutti ci interroghiamo su quale sarà il futuro e quale pianeta lasceremo in eredità alle nuove generazioni" racconta la coppia artistica più orgogliosamente “queer” della musica italiana, sbarcata all’Ariston con “Amare”. "Ci sembrava interessante rendere palese quel contrasto con un gioco di parole". “My mamma” in italiano diventa “Mai mamma”. "Siamo grandissimi fan dei giochi di parole. Il nostro primo disco s’intitolava ‘(per la) Via di casa’ dove ‘Perla’ poteva essere inteso come nome di donna; e quindi letto in un modo esprimeva avvicinamento alle quattro mura domestiche mentre in un altro l’esatto opposto". Quando lo scorso anno a Sanremo avete affiancato Rancore, ve lo immaginavate che nel 2021 sarebbe toccato a voi? "Un po’ sì. Anche se adiamo avanti facendo un passo alla volta, senza grandi aspettative, ma lasciandoci stupire da quel che ci capita. Non desideriamo entrare a far parte del mainstream, ma continuiamo lo stesso a sperare che la nostra musica possa rappresentare uno sguardo diverso del pop". Cosa inserireste in una ipotetica playlist di questo album? "Metteremmo ‘Religiosamente’, uno strapiombo col mare sotto e la richiesta all’ascoltatore di buttarsi assieme a noi, poi ‘Alieno’ che arriva a scombinare i piani, e poi la stessa ‘Mai mamma’ o ‘Resistere’ perché sono i momenti più collettivi del disco". “VGGG” è acronimo di “Very Good Glenn Gould”. Che c’entra il pianista canadese con una canzone che cita “Giorni felici” di Samuel Beckett? "Lavorando al brano abbiamo trovato una serie di loop di pianoforte e che ci ha fatto subito pensare a Gould. Quando pensiamo alla protagonista della canzone ci viene in mente la Winnie di ‘Giorni felici’. Richiama alla mente pure ‘La chiave dell’ascensore’ di Ágota Kristóf, in cui la protagonista è donna straziata alla quale rimane solo la voce per gridare al mondo la sua orribile storia e denunciare i soprusi subiti".