"Manca la manodopera nei campi" Allarme delle associazioni di categoria

Il problema emerge soprattutto nella raccolta delle olive, dei prodotti ortofrutticoli e nella vendemmia

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Anche l’agricoltura maremmana si trova a pagare lo scotto della mancanza di manodopera nella fase della raccolta, e i problemi riguardano soprattutto le olive, le uve e i prodotti ortofrutticoli. "I problemi – esordisce – Claudio Capecchi, presidente della Cia – riguardano soprattutto la vendemmia, che deve essere fatta a mano, in particolare per le uve bianche, che richiedono un trattamento particolare nella vinificazione, la raccolta delle olive e quella dei prodotti ortofrutticoli. Per la raccolta dei pomodori, prodotti a livello industriale, si possono invece utilizzare le macchine. L’offerta di manodopera scarseggia, perché la pesantezza del lavoro induce molti a rinunciarvi e magari ad accontentarsi del reddito di cittadinanza. C’è poi un problema strutturale in quanto quella della raccolta è un’attività che richiede un certa dinamicità, ovvero impiego di molto personale in un tempo ristretto. Infine c’è troppo burocrazia, servirebbe più elasticità nelle assunzioni, pur nel rispetto delle regole. I voucher potevano essere una soluzione, ma c’è chi ne ha abusato.

"Nel nostro territorio il problema del personale è sentito soprattutto nelle strutture agrituristiche, perché non c’è disponibilità e perché si tratta di un lavoro stagionale precario –dice il direttore di Confagricoltura, Paolo Rossi –. Sulle altre questioni dobbiamo porre l’attenzione sulla mancanza di personale specializzato, come ad esempio i trattoristi o persone che sono in grado di utilizzare macchinari complessi, per il pensionamento di chi ha accumulato esperienza o perché è sempre più difficile formare nuovo personale. Ragione per cui si assiste al ricorso, sempre più frequente, della manodopera in appalto, specialmente nella raccolta e nella vendemmia, perché non si ha la disponibilità, e con norme che ce lo impediscono, di poter fare assunzioni di personale anche in formazione. Nonostante tutto – constata Rossi – riusciamo comunque a tenere botta, grazia all’alta meccanizzazione dei vigneti e al fatto che si riesce ad avere il personale mediante cooperative di servizi". Quale soluzione? Rossi ipotizza innanzitutto un maggiore coinvolgimento delle scuole, magari nella gestione degli stage, strutturando gli interventi in azienda quando effettivamente si svolge l’attività preminente, come la vendemmia o i periodi di raccolta. L’altro aspetto potrebbe essere legato all’impegno dei pensionati.

"Il pensionato – spiega – proveniente dal mondo agricolo, potrebbe svolgere attività in seno alla raccolta delle olive e alla vendemmia. Si tratta di una risorsa che, opportunamente tassata e magari con una decontribuzione importante, costerebbe di meno e al tempo stesso permetterebbe al lavoratore di poter godere di un sostegno economico aggiuntivo. Basterebbe avere una regolamentazione più accorta che consentisse l’utilizzo di queste figure di lavoratori per risolvere, almeno nell’immediato, la questione della mancanza di personale".

Alberto Celata