Covid, medici di famiglia abbandonati. "Nessuna indicazione. Sepolti dalle proteste"

La Spezia, continuano le segnalazioni di disagio, tra code estenuanti ai ‘drive’ e all’ingresso delle farmacie e ritardi nella presa in carico dei pazienti

Operatori sanitari

Operatori sanitari

La Spezia, 6 gennaio 2022 - In Regione e all’Asl 5 promettono che la situazione da domani migliorerà col potenziamento dei call center, l’allestimento di nuovi centri tampone e una diversa gestione dei positivi con test antigenico rapido in luogo del molecolare.

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Quello che però è successo negli ultimi giorni, fra Natale e i primi dell’anno, evoca scenari inimmaginabili solo fino a poche settimane fa. Colpa, certo, dell’escalation della pandemia che ha messo in crisi il sistema di tracciamento allungando oltre misura i tempi di elaborazione dei tamponi.

Spezia e il resto della provincia sono in questo allineati al quadro nazionale. Eppure, forse mai come in queste ore tante persone si sono sentite abbandonate in balia di loro stesse, nella migliore delle ipotesi obbligate a code estenuanti ai centri tampone o fuori dalle farmacie. Storie che rimbalzano in redazione, come quella del padre di famiglia che, con febbre a 40, non ha potuto "comunicare" con l’Asl (il suo medico non è riuscito a inserire la segnalazione nella piattaforma, come da protocollo). Per avere "assistenza" ha dovuto farsi accompagnare dalla moglie all’hub spezzino, sdraiato esausto sul sedile posteriore dell’auto.

Storia non molto diversa quella di un’altra spezzina che ha raccontato l’esperienza vissuta al nostro giornale. "Sono consapevole di non essere l’unica a vivere questo enorme disagio riferito ai tamponi molecolari – scrive Nadia Galiotta nella sua lettera appello – . Tutto comincia il primo gennaio 2022 quando mio figlio di 10 anni inizia a stare poco bene con febbre e mal di testa; subito allerto il pediatra (essendo stati a contatto con un positivo, a sua volta in attesa di molecolare avendo saputo della positività attraverso un tampone rapido in farmacia a pagamento) che inserisce la segnalazione. Il giorno seguente cominciamo ad avere sintomi io e mio marito, allora allertiamo subito il nostro medico, che tempestivamente inserisce la segnalazione. Poi tutto tace. Questa mattina io e mio marito decidiamo di recarci in farmacia con tanto di tampone a pagamento (perché anche le altre due figlie nel frattempo hanno sintomi) e mio marito risulta positivo. Richiamo il pediatra per le altre due bambine che vengono segnalate tempestivamente. Morale: dopo aver telefonato al mondo intero è stata contattata solo una bambina segnalata oggi e a noi è stato detto di attendere. Se non avessimo avuto il vaccino a quest’ora saremmo tutti morti per la cattiva gestione".

Una situazione di cui i medici di famiglia, più che mai in prima linea, hanno piena consapevolezza. "Il numero spropositato di tamponi rapidi positivi – ammette Maria Pia Ferrara, segretaria Fimmg, la Federazione dei medici di medicina generale – ha messo in crisi il sistema di verifica dell’Asl. I medici sono rimasti privi di indicazioni certe, anche perché la Regione non ha ancora deliberato il nuovo modello che permetterà di gestire i pazienti con test antigenici senza bisogno di conferma dal molecolare. E oltre al super lavoro dobbiamo gestire le proteste degli assistiti. Va abbastanza bene invece la campagna vaccinale, nonostante i no vax, alcuni dei quali si presentano agli hub con l’avvocato per chiedere di mettere a verbale dichiarazioni per lo più legate al consenso informato".

In questo quadro di emergenza infinita malumori e disagi si segnalano anche fra i medici ospedalieri. "Il problema per noi restano gli organici - spiega Michela Ardini, segretaria provinciale di Anaoo - ma non solo per vicende legate alla pandemia bensì per carenze croniche rimaste irrisolte negli anni. Le assunzioni non hanno neppure compensato le uscite, altro che potenziamento. Se si prende in considerazione il solo comparto dirigenza si scopre che le assunzioni sono state 37, di cui i medici ‘clinici’ sono solo 31. I medici usciti nello stesso periodo sono stati un direttore di struttura complessa (Ps) e 32 dirigenti medici a tempo indeterminato, più tre a tempo determinato. In tutto numeri inferiori alle uscite. Dal 2019 Alisa ha dato l’ok a 67 medici, sostanzialmente tanti quanti se ne sono andati. Molti reparti sono così in sofferenza, dal pronto soccorso alla rianimazione, dalla ginecologia a ortopedia, così come pediatria, pneumologia, radiologia, dermatologia e oncologia".