Meloni rassicura gli alleati sui ministri: "Tecnici? Sarà un governo politico"

La premier in pectore accelera: "Ma sui tempi decide il Colle". E arriva il disco verde dalla Casa Bianca

Erika Stefani (Lega) Affari Regionali. Guido Crosetto (FdI) Mise

Erika Stefani (Lega) Affari Regionali. Guido Crosetto (FdI) Mise

Roma, 5 ottobre 2022 - Anche stavolta Draghi e Meloni suonano la stessa musica. Il premier dice: "Il Pnrr è il piano di tutto il Paese, ha bisogno dell’impegno di tutti: la politica italiana ottiene grandi risultati quando tutti collaborano". E la candidata a succedergli afferma: "Bisogna lavorare tutti insieme per affrontare le difficili sfide che l’Italia ha davanti". Lo fa rilanciando non solo le parole del cardinale Zuppi, presidente della Cei, ma anche quelle pronunciate ad Assisi da Mattarella nelle celebrazioni per San Francesco: nota inconsueta, che segnala la volontà di collaborare con il Quirinale che, senza dubbio, apprezza un ’ordinato passaggio di consegne’. Come gli Stati Uniti, che mostrano il disco verde alla leader di FdI: "Rispettiamo le scelte democratiche dell’Italia, siamo ansiosi di lavorare con qualsiasi governo", assicura la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre.

Giorgia per ora non procede a strappi. La sua ricetta per fronteggiare la crisi energetica è quella di Supermario: Europa, Europa, Europa. E non solo tiene duro sulla scelta di inserire molti tecnici nella sua squadra, ma negli ultimi giorni ha lavorato a stretto contatto con il ministro Cingolani, incontrato pure ieri, appuntamento che non è piaciuto alla base ed ha fatto alzare qualche sopracciglio anche a Palazzo Chigi. E benché la riconferma di Cingolani ora sembra sfumare, si capisce perché comincino a circolare sospetti su una eccessiva continuità con l’esecutivo precedente.

Naturalmente, lei – che incassa pure le congratulazioni dell’ex premier israeliano Benjamin Netanyahu – corre ai ripari: "Non c’è nessun inciucio con Draghi". Da via della Scrofa si fa sapere che ancora non è stato deciso chi rappresenterà l’Italia al consiglio europeo del 20-21 ottobre: in ogni caso il piano sarà quello del governo uscente. Un modo per riconoscere i meriti di Draghi, ma anche per tenersi le mani libere in vista di possibili rimaneggiamenti. Soprattutto, però, la leader FdI respinge al mittente ogni accusa di non volere un governo politico: "La presidente del Consiglio è politico, il governo è politico: vogliamo dare alla Nazione un governo che offra le risposte migliori". Insomma, non ha intenzione di dare vita a un governo tecnico, come Lega e FI. Ma a differenza degli alleati che in questa partita si giocano molto meno di lei, Giorgia è decisa a guidare un esecutivo che brilli per efficienza e rapidità: con i nostri politici non è un gioco da bambini.

Per raggiungere l’obiettivo, buona parte del suo tempo la regista deve dedicarlo alla sciarada dei ministri. Nulla obbliga a eleggere i presidente delle Camere già nella prima seduta, quella del 13 ottobre, però non farcela sarebbe uno smacco, ritarderebbe tutto: "I tempi? Chiedete al capo dello Stato", taglia corto Giorgia. Sa che per chiudere in fretta deve assegnare alle forze politiche almeno i ministeri principali. Per il Viminale, al di là di dichiarazioni d’ufficio di Giorgetti & co, Salvini è pronto al passo indietro: "A conferma della volontà di offrire le risposte migliori", sottolinea la premier in pectore. E d’altra parte, il vero braccio di ferro del Carroccio è sui ministeri: al consiglio federale la Lega ne ha messi sei sul tavolo. Si vedrà.

Intanto, alcune caselle cominciano ad essere definite. Antonio Tajani è a un passo dall’agguantare gli Esteri, Edoardo Rixi le Infrastrutture, Guido Rasi la Salute, Erika Stefani gli Affari regionali. Guido Crosetto balla tra Difesa e Mise, la Giustizia se la giocano Paolo Francesco Sisto e Giulia Bongiorno. Giovanbattista Fazzolari, fin qui considerato certissimo sottosegretario alla presidenza, sta slittando verso il dicastero dell’Attuazione del programma. Non è una degradazione: al contrario, il posto gli permetterebbe di lavorare a più stretto contatto con la premier, di cui è il consigliere più fidato. E l’Economia? Quello era il buco nero e tale resta.