"Meno tablet e Ferragni, più Zerocalcare" Nencini lancia gli Stati Generali della scuola

Quarant’anni dopo Mattarella il senatore vuole una Conferenza nazionale per affrontare i temi di Its, precariato, Dad e dispersione scolastica

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di Erika Pontini

"Meno Ferragni e più Zerocalcare, meno primitivi e più storia contemporanea, meno banchi a rotelle e più insegnanti stabilizzati e un sistema formativo che dia spazio agli Its e alle lingue, come il cinese, e intercetti le esigenze del mondo del lavoro. Tra scuola, università e lavoro dobbiamo creare un ponte". Partono da Arezzo con il senatore Riccardo Nencini, presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama, gli Stati generali della scuola, quarant’anni dopo la Conferenza nazionale voluta dall’allora ministro Sergio Mattarella.

Oggi sarà ad Arezzo con il ministro Patrizio Bianchi, si parlerà di questo?

"Sarà la mia proposta finale dell’incontro. Con il Ministro avevo già affrontato la questione in occasione di un’audizione in Senato e lo avevo trovato d’accordo. Pensiamo di farli a primavera dopo l’elezione del presidente della Repubblica".

Quarant’anni dopo il summit voluto da Mattarella, sempre attento ai temi della scuola. Potrebbe essere presente?

"E’ una possibilità".

Dad, difficile transizione al digitale, dispersione scolastica, precariato tra gli insegnanti: c’è bisogno di fare un punto?

"Ce n’è bisogno per molte ragioni: i fondi a disposizione per il mondo della conoscenza, dalle primarie all’università, non sono mai stati così tanti. Si sono avviate una serie di riforme così variopinte che c’è bisogno di riportarle sotto un tetto comune: lavoriamo contestualmente sulla possibilità di accedere subito alla doppia laurea, i titoli abilitanti, i ricercatori universitari, la formazione tecnica con gli Its: serve una riforma strategica della scuola che abbia una visione complessiva".

Its Academy, se ne parla tanto, sono previsti fondi sostanziosi...

"Stiamo preparando la riforma degli istituti tecnici di specializzazione post-diploma: per il poco che funzionano, non funzionano bene. Ci sono 15mila iscritti - in Germania 800mila - ma l’80% trova lavoro. Ma 15mila sono pochi, come lo sono gli appena mille laureati in matematica".

Perché?

"Dobbiamo rivedere le materie di insegnamento. Serve un’attenzione maggiore alle materie scientifiche, dalla tecnologica alla matematica, se vogliamo affrontare la rivoluzione tecnologica e per quanto riguarda la storia meno uomini primitivi e più storia contemporanea altrimenti è difficile dire in quale direzione va il mondo se il ’900 resta un mistero".

Un ruolo lo avranno pure i licei?

"La cultura non è solo destinata a creare occupazione ma serve ad arricchirsi, con alcune modifiche ma sono ancora decisivi".

Cos’è che non funziona e cosa invece va bene nella scuola?

"La questione aperta della Dad: è stata una zattera ma non c’ entra niente con il futuro. La scuola è in presenza anche se alcuni corsi possano essere fatti con tecniche a distanza ma serve organizzazione. Il 40 per cento del sud è rimasto tagliato fuori. Bisogna tornare al riconoscimento della scuola come una volta, il sacro ruolo del maestro ben definito all’interno della società e questo è possibile attraverso un aumento dello stipendio (adesso sono tra i più bassi in Europa) e delle responsabilità e a una valutazione di merito".

Sì, ma poi ogni anno ci si ritrova a combattere con gli insegnanti precari e gli studenti si trovano ogni anno un ’maestro’ diverso...

"Sul precariato serve un cambio di passo anche se sono stati diverse decine di migliaia i docenti messi a ruolo. Si torni ad una pagina bianca: chiudiamo la partita del precariato e ripartire da zero. Chi ha svolto almeno tre anni di attività consecutiva va portato a ruolo".

E mettere mano alle strutture scolastiche?

"Servono interventi, anche grazie al Pnrr, per mettere in sicurezza i plessi scolastici: quasi il 50% devono essere messi a norma per la parte sismica".

Quest’anno si è registrata una forte dispersione scolastica, pari al 13% ma anche universitaria...

"Tra i ragazzi che si diplomano negli istituti tecnici, 1 su 4 cessa di fare l’università, se noi creiamo con gli Its un ponte avremo un’introduzione nel mercato del lavoro più rapida".

E l’abbandono della scuola?

"Si è allargata la fascia di povertà, la peste nel Medioevo ha avuto un ruolo livellatore, la pandemia no. Se non costruisci un welfare anche di natura scolastica sarà molto complicato: servono risorse alle amministrazioni locali per sostenere famiglie che hanno figli che non riescono a far studiare".

Siamo un Paese che non parla e non insegna le lingue straniere...

"E quando le parla solo quelle tradizionali, inglese tedesco, spagnolo ma va data la possibilità di impararne altre, il cinese ad esempio che nella geopolitica mondiale ha un ruolo rilevantissimo".

Altri nodi da sciogliere?

"L’altro buco che abbiamo anche nella civilissima Toscana riguarda l’alfabetizzazione di terza generazione. Servirebbe una rete Rai dedicata, una sorta di Manzi del terzo millennio". .

Un tema legato alla perdita di autorevolezza degli insegnanti è il bullismo e la devianza. Ad Arezzo, città che le è cara, si registrano molti episodi. Che fare?

"Bisogna partire dalle famiglie che non deleghino al docente queste responsabilità ma tornino ad occuparsi in maniera più assidua dei figli per consegnarli a una scuola sì cambiata ma una scuola che ha del capitale umano già responsabilizzato dalle famiglie".

Cosa ha insegnato la pandemia al sistema scuola?

"Il Covid ci ha insegnato che siamo mortali e l’avevamo dimenticato. La pandemia ha messo in evidenza che la scuola non è stata considerata uno dei pilastri dello Stato quando invece lo è, insieme alla salute. Devono essere protetti e valorizzati. Il governo Conte ha delegato le regioni e Campania e Puglia, ad esempio, hanno chiuso anche senza stato di necessità".

Gli studenti sono spesso inascoltati eppure sul fronte vaccini hanno dimostrato di essere in prima fila...

"Ho trovato irresponsabili i docenti, in questo caso pochissimi, che hanno portato giustificazioni per la non vaccinazioni mentre ragazzi e ragazze sono stati responsabili e attenti. E’ anche grazie anche a loro se le scuole si sono potute riaprire solo con qualche piccolo focolaio ma niente rispetto al passato".

Agli Stati generali darete voce ai ragazzi?

"I docenti mettono a disposizione la cultura ma sono loro la componente primaria".