Riportati alla luce 30mila messaggi al Milite Ignoto

"Un caleidoscopio di emozioni in un’Italia divisa". Gli studenti della Bicocca ne curano la trascrizione

Un messaggio

Un messaggio

Un fondo ancora da scoprire, con oltre 30mila cartoline inviate tra l’ottobre del 1921 e i primi mesi del 1922 a un simbolo: il Milite Ignoto. Sono rimaste per un secolo in un deposito dell’Archivio del Museo Centrale del Risorgimento di Roma, la cui direzione - in vista del centenario della Grande Guerra - ne ha chiesto la catalogazione e valorizzazione: un primo lotto - con tremila cartoline - era stato così messo a disposizione degli studiosi. Barbara Bracco, docente di Storia contemporanea dell’università di Milano-Bicocca, ha iniziato ad analizzarle e, partecipando a un bando del Ministero dei Beni culturali, ha ampliato il raggio d’azione: entro il 4 novembre - centenario delle celebrazioni per il Milite Ignoto – saranno tutte digitalizzate e consultabili. A curarne la trascrizione gli studenti della Bicocca e di alcune scuole romane.

"Rappresentano una fonte di scrittura popolare unica – spiega Bracco –. Il “Comitato esecutivo per le onoranze al soldato ignoto” fece stampare una cartolina commemorativa, con la franchigia postale, al prezzo di una lira. Il ricavato sarebbe stato destinato agli orfani di guerra". Disegnata da Mario Barberis, artista ed ex combattente, era divisa in due in modo che una parte venisse spedita a Roma, con la possibilità di scrivere un messaggio, e una parte rimanesse all’acquirente: c’è la Patria-Vittoria, c’è l’immagine del caduto in guerra col Vittoriale sullo sfondo. "Sono state inviate da tutta Italia, dai grandi centri alla provincia più profonda, quasi a volersi unire virtualmente al corteo verso Roma – sottolinea la docente del dipartimento di Sociologia –. C’è l’Italia del Nord e c’è il Meridione. Ci sono le città che non erano state toccate dalle celebrazioni del Milite Ignoto, come Milano. Ne emerge una “geografia del lutto”, del dolore". "A te soldato ignoto, che Iddio ti abbia dato il supremo gaudio in cielo", si firma Carlo Macchi di Ambrogio, da Gallarate. "Si legge tutta la retorica patriottica ma non solo – continua l’esperta –. Ci sono messaggi più intimi, ricordi di chi ha perso un famigliare o è rimasto ferito. Un caleidoscopio di emozioni in un’Italia divisa".

Tra i mittenti alcune scolaresche. "Mio babbo che è mutilato di guerra – scrive scordando qualche “h” e consonante Torquato, di terza elementare – mi a detto che ti conosce e che sei stato coraggioso, forte e tanto tanto buono coi bambini. Se ti farai vedere quando verrò a Roma ti regalerò i mio giocatoli, il libro cuore che è tanto bello e ti bacerò come o baciato mio babbo quando è tornato dalla guerra". Altra “sorpresa“: le voci del dissenso. "Rare ma molto toccanti", sottolinea la studiosa. Come quella di un ex combattente da Avellino: "A voi, martiri della nefanda guerra Europea, cui fu gioco forza abbandonare la famiglia, subire disagi di ogni specie sacrificando atrocemente la giovinezza nel fango, diventando carne da cannone e da strapazzo, a Voi un pensiero fraterno, doloroso, imperituro, l’ex combattente ferito in guerra".