"Omicron infetterà tutta la popolazione"

Il professor Marco Falcone (Malattie infettive): "Ma ora abbiamo tanti strumenti per combatterla, anche i monoclonali preventivi"

Il professor Marco Falcone (Malattie infettive)

Il professor Marco Falcone (Malattie infettive)

Pisa, 16 marzo 2022 - Con Omicron ci scontreremo tutti, prima o poi, ma, adesso abbiamo più mezzi per combatterla. Per la prima volta anche preventivi. Il professor Marco Falcone (foto Del PuntaValtriani) di Malattie infettive trasmette speranza, nonostante i contagi siano di nuovo in aumento.

Perché?

"Le regole della quarantena sono state allentate, lo status di guarito è più facile da ottenere. E con i test fai-da-te si perde la tracciabilità, i numeri sono sotto stimati. Inoltre, si avvicinano i sei mesi dalla terza dose e l’immunità, come si sa, cala".

Qual è il futuro?

"Con Omicron che sta facendo diventare il virus endemico tutti ci entreremo in contatto".

Adesso, però, abbiamo più strumenti?

"I vaccini hanno un enorme merito: abbattere la mortalità ma non sono in grado di impedire la circolazione. Nel tempo la copertura cala. Ma è in arrivo la bella stagione e le alte temperature facilitano le attività all’esterno, così il rischio contagio diminuisce".

E’ utile la quarta dose?

"Dopo l’estate, semmai, per i pazienti più fragili, non su larga scala, anche perché con numeri così elevati si potrebbe arrivare prima all’immunità con l’infezione naturale".

Dati Asl: 11 prime dosi e 63 seconde nei bambini nell’ultima settimana a Pisa e provincia. Pochissime.

"Se la fascia pediatrica fosse vaccinata, gli adulti non si infetterebbero o reinfetterebbero. Chi è guarito tre mesi fa da Delta o Alfa ha preso ora Omicron".

E in autunno?

"Vedremo se ci sarà una nuova variante. Ma, intanto, la ricerca va avanti, arriveranno altre 10 molecole orali e per endovena per trattate il Covid e i vaccini saranno aggiornati. Penso a una dose ogni anno".

Poi ci sono i farmaci.

"Abbiamo tre antivirali e due monoclonali. Quello nuovo Evusheld si somministra intramuscolo preventivamente (non a chi è positivo) in soggetti immunodepressi o che non possono vaccinarsi. Dura quasi 6 mesi".

Quando utilizzarli?

"Sono strategie precoci. Da intraprendere nei primi 5 giorni. Appena cominciano i sintomi".

L’attesa proposta all’inizio?

"E’ una strada sbagliata tranne che per giovani sani e vaccinati. Questa è una malattia tempodipendente. Un malato intubato in terapia intensiva è un fallimento della cura".

Cambia così l’approccio ai fattori di rischio.

"Il numero di ospedalizzazioni in questa fascia di popolazione sarebbe al 70% se non ci fossero questi medicinali".

Ci sono anche altri vantaggi.

"Si dimezza il tempo della positività e questo ha un impatto economico enorme".

Chi è ricoverato oggi?

"Per il 50% sono persone che hanno altre patologie e si scoprono positive al Covid. Ma non hanno la polmonite. I fragili necessitano di ospedalizzazioni. A rischio, per le dinamiche respiratorie, sono i pazienti obesi".

Chi muore?

"Attribuire tutti i decessi al Covid è scorretto. Un 50% dei pazienti muore con il Covid non di Covid. Altri hanno età e patologie di base e il virus fa precipitare il loro quadro".

Ricoverati anche i no vax.

"Numericamente pochi: la stragrande maggioranza si è infettata, alcuni anche volontariamente (abbiamo avuto dei cluster), frequentando di proposito persone positive, in spregio alla pericolosità del virus. Qualcuno ha sviluppato forme gravi".

Stanno arrivando in queste ore i rifugiati dall’Ucraina. Come affrontare l’emergenza?

"Purtroppo è vaccinato solo il 40% e l’uso della mascherina poco diffuso: occorre cominciare subito il percorso con l’aiuto di strutture mobili. Inoltre, bisogna monitorare altre patologie infettive, come la tubercolosi".