Il Piano sanitario e gli ospedali, così ’cambiano’ le cure nei territori

Il ruolo intermedio delle Case di comunità. Previste nuove figure come l’infermiere di famiglia

Un ospedale

Un ospedale

Perugia, 19 novembre 2021 - E’ uno degli atti più importanti che la Giunta-Tesei e la sua maggioranza si apprestano a varare. Il Piano sanitario, messo sul tavolo 48 ore fa, sta facendo discutere e litigare, con lo schieramento di favorevoli e contrari e i territori in subbuglio per una questione che assorbe oltre il 70% del bilancio regionale. E detto già ieri del taglio dei distretti, c’è la questione ospedaliera che scalda gli animi. 

Un tema di cui si parla da anni: nelle intenzioni del Piano gli ospedali dovranno essere dedicati al trattamento dei casi più gravi, mentre attraverso la medicina territoriale, con quella che viene annunciata come trasformazione radicale, si occuperà dell’erogazione degli altri servizi. Quali? Ruolo chiave lo avranno le Case e gli ospedali di comunità; le prime riferimento H24 per le cure primarie (fin qui ce ne sono quattro: Marsciano, Città della Pieve, Bastia e Trevi), ma il loro è numero è destinato a crescere; poi gli ospedali di comunità che avrano un ruolo intermedio tra le cure domiciliari e il ricovero ospedaliero.

Ma non solo perché queste strutture verranno affiancate da modelli di lavoro come quelli dell’equipe dei medici di medicina generale, delle ’aggregazioni funzionali territoriali’ dei medici stessi, delle Unità complesse di cure primarie e da nuove figure come l’infermiere di famiglia e di comunità. Una scommessa ambiziosa sotto molti punti di vista e che sulla carta sembra funzionale: poi bisognerà valutare sul campo cosa, accadrà davvero. Intanto però le critiche piovono da tutte le parti. "Prendiamo atto con stupore e forte preoccupazione che la Giunta regionale sul tema della sanità sta andando nella direzione contraria rispetto a quella auspicata da cittadini e operatori" fa sapere il gruppo del Partito democratico in Assemblea legislativa. 

«Ciò che appare più grave è che le inadeguatezze potevano essere risolte solo investendo davvero su una riorganizzazione lungimirante in cui il potenziamento dell’alta specialità, da una parte, e quello della sanità territoriale, dall’altra, portassero a migliorare la qualità complessiva del sistema dei servizi specie quelli di prossimità, gli unici che in grado di assicurare servizi e prestazioni a misura di cittadino. Invece è stata scelta la strada sbagliata – dice il Pd – con il taglio dei distretti sanitari e il conseguente schema di accorpamento territoriale che è stato proposto, rischiano di portare la sanità pubblica al definitivo collasso. Scelte operate a tavolino che dimostrano la scarsa conoscenza del territorio, dei fabbisogni reali di personale e strutture. Non permetteremo che – concludono i Dem – che la sanità venga smantellata. Non permetteremo - che si apra la strada ad una privatizzazione di fatto che è quanto di più iniquo si possa immaginare".