GIOVANNI ROSSI
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Super Green pass al lavoro: oggi si decide. Il piano B: obbligo vaccinale per età

Sì dalle Regioni a Draghi. Ma se cade l’estensione, si applicherà ad alcune categorie produttive o agli over 60

L’estensione del Green pass rinforzato ad altre fasce di lavoratori o a scaglioni anagrafici di cittadini – o a tutti i lavoratori nell’ipotesi più strutturata – è il provvedimento più atteso del Consiglio dei ministri. Un caso sanitario, tecnico e politico che Mario Draghi vorrebbe dirimere senza ulteriore rinvii per ragioni di contrasto alla pandemia e di qualità dell’azione di governo. Al tempo stesso l’incandescenza politica della materia, la problematicità di molti aspetti giuridici (come sanzioni e sostituzioni sui luoghi di lavoro), nonché l’analisi di impatto della nuova misura su filiere essenziali che tra un mese potrebbero già essere in difficoltà per contagi e quarantene, suggeriscono massima cautela. La mediazione potrebbe essere l’immunizzazione obbligata solo per le fasce di popolazione più vulnerabili o per le categorie di lavoratori considerate maggiormente a rischio, come già avvenuto per il personale di sanità, scuola e forze dell’ordine. Il tutto con un calendario graduale che non intasi i centri vaccinali e limiti al massimo il ricorso a multe e sanzioni.

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L’assist più gradito al premier arriva dalle Regioni. Alcuni presidenti, su tutti l’emiliano Stefano Bonaccini, premono sull’obbligo del super Green pass o a tutti i lavoratori. In aggiunta o in alternativa, le Regioni propongono un obbligo di vaccinazione per la sola popolazione over 60 nella quale si annida tuttora la platea più fragile e meno vaccinata: mancano all’appello degli hib 1,2 milioni di persone. "Visto che le abbiamo provate tutte, non resta che l’obbligo per tutti i lavoratori e i soggetti più fragili che ancora non hanno fatto il vaccino per scelta", ammette Giovanni Toti (Liguria).

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I tecnici di Palazzo Chigi annotano il serrato dibattito nei sindacati e nelle associazioni di categoria. Sono a favore del super pass Cisl, Cna, Confcommercio, Confesercenti, Filiera Italia, Coldiretti. Sono a favore dell’obbligo vaccinale immediato – e del super pass per lavorare ma solo come ripiego – Cgil, Uil, Legacoop e Confindustria. Perché non si giustifica più "l’anomalia del super pass chiesto alla clientela dei ristoranti a fronte di un certificato semplice chiesto al personale", esemplifica Lino Stoppani (Fipe). "Estensione del super Green pass e obbligo vaccinale sono ipotesi che non vanno messe in contrapposizione. Credo che sia ragionevole l’estensione del certificato rafforzato nei luoghi di lavoro ma non mi sento di escludere a priori l’obbligo di vaccinazione, magari per alcune categorie o fasce d’età", ragiona il sottosegretario alla Salute Andrea Costa.

Forza Italia alza il tiro: strattona la Lega (contraria per dna a misure invasive) e chiede il super pass per tutti i lavoratori pubblici, privati e autonomi" – un totale di 23-25 milioni di persone – sollecitando "il governo a misure chiare, univoche ed efficaci per frenare la diffusione del virus". Una spinta alla vaccinazione per quei 2,5-3 milioni di italiani che ora lavorano grazie ai tamponi. Ieri 259 morti. "I numeri impongono rigore sanitario, restrizioni dove servono e stop all’ordine sparso di queste ore", dichiara il dem Francesco Boccia. Ma i 5 Stelle appaiono scontenti: contrari all’obbligo vaccinale, perplessi sull’estensione del super pass che risparmierebbe universitari, disoccupati e inattivi. Una maggior flessibilità sullo smart working nella P.A. – discussa ieri dal premier con il ministro Brunetta – potrebbe concorrere a una onorevole mediazione sul tema più divisivo.