Toscana a rischio arretramento. "Serve un nuovo modello di sviluppo"

Il richiamo di Cgil, Cisl e Uil alla Regione: "Necessario un coordinamento per l’utilizzo effettivo delle risorse del Pnrr"

Firenze, 17 novembre 2022 - La Toscana non è ancora in recessione, ma il rallentamento dell’economia è forte. Per questo i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Toscana, riuniti ieri in assemblea a Firenze con 300 delegati da tutte le province e da tutti i settori del lavoro, lanciano un nuovo modello di sviluppo, pronti a mobilitarsi in mancanza di risposte da parte della Regione Toscana.

"Siamo molto preoccupati. Il contesto – hanno sottolineato i tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Toscana, rispettivamente Dalida Angelini, Ciro Recce e Paolo Fantappiè – è molto difficile, tra guerra, pandemia non ancora debellata, crisi energetica, caro vita e crisi sociale. Non bisogna farsi trovare impreparati e occorre contrastare i rischi di arretramento".

Secondo gli ultimi dati Irpet, 15mila aziende nella regione chiuderanno il bilancio in negativo con una ripercussione su 115mila lavoratori. Il rischio è quello del dramma sociale. Di qui l’iniziativa ‘pungolo’ per la Regione, perché "non c’è più tempo da perdere". Quello che manca, accusano Cgil, Cisl e Uil della Toscana, è un "confronto serio e costruttivo con la Regione", perché "non bastano semplici passaggi di informazioni".

I tre sindacati rilanciano ancora una volta il Patto per lo sviluppo firmato dalle parti sociali nel 2019, rimasto per gran parte lettera morta, e che va aggiornato alla luce di quanto accaduto negli ultimi tre anni. Secondo Cgil, Cisl, Uil Toscana occorre un nuovo modello di sviluppo che sappia interpretare le nuove sfide tecnologiche e di transizione ambientale, governandole, e che miri a creare lavoro di qualità nel rispetto della legalità e della sicurezza, all’interno di uno sviluppo infrastrutturale (comprese le infrastrutture immateriali come la sanità) che sia certo, nel riconoscimento del ruolo determinante che il sindacato ha svolto sempre per la coesione sociale nella regione e di un rinnovato protagonismo degli attori sociali, con relazioni sindacali di qualità.

Critiche sono state mosse nei confronti della Regione per la mancanza di un coordinamento toscano per i progetti sul Pnrr, ma anche nei confronti delle imprese, "che in questi anni hanno preso tante risorse, ma dimenticato un po’ i collaboratori più stretti, cioè i dipendenti" e del Governo, "i cui primi atti non vanno nella direzione giusta perché ci sono risorse per le imprese e niente per lavoratori e lavoratrici e non convince l’aumento a 3mila euro dei ‘fringe benefit’, tutto a discrezione dell’impresa".

«Chiederemo un incontro alla Regione - ha affermato Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana - per capire davvero come intende muoversi. Dopodiché, se non ci saranno risposte in questa direzione, ovviamente non ci fermeremo e saremo costretti a mobilitarci". Per Ciro Recce, segretario generale della Cisl Toscana, "abbiamo delle priorità che sono le infrastrutture, la sanità, la transizione ecologica, energetica e digitale", mentre col Pnrr "ci saranno tantissime risorse, come mai ci sono state, e abbiamo la necessità che siano finalizzate ad uno sviluppo effettivo, altrimenti creeremo un problema per i nostri figli e nipoti perché sono risorse che per due terzi vanno restituite".

«La Regione Toscana – ha aggiunto Paolo Fantappiè, segretario generale della Uil Toscana – deve ascoltarci. Tutti gli indicatori mostrano che la nostra regione sta retrocedendo sulla qualità del lavoro, sui servizi, sulle infrastrutture, sui livelli della sanità, che non sono più accettabili. Aumenta anche il lavoro povero, sono più di 170mila i lavoratori che guadagnano meno di 8mila euro all’anno".