Roma, 19 settembre 2021 - Uno studio sull'efficacia del vaccino anti Covid nel tempo piomba nell'acceso dibattito sulla terza dose. Gli ultimi dati sono stati riportati ieri dal New York Times che ha diffuso in anteprima la ricerca del Centers for Disease Control and Prevention americano. Confermata una flessione "significativa" dell'efficacia sui ricoveri dopo 4 mesi dalla seconda dose, variabile a seconda del vaccino Pfizer, Moderna e Johnson&Johnson. Il report, basato sull'analisi di 3.700 adulti ricoverati negli Stati Uniti fra marzo e agosto, arriva a ridosso del parere della Fda (Food and Drug Administration) sul secondo richiamo (primo per J&J). Al momento l'autorità Usa ha raccomandato la terza dose di vaccino solo agli over 65 e ai soggetti ad alto rischio, ma non prima di sei mesi dalla completa immunizzazione. Una posizione cauta non condivisa da Anthony Fauci, consigliere medico della Casa Bianca sul Coronavirus. L'immunologo, faro della lotta al Sars-Cov2 negli Stati Uniti, è a favore di un ulteriore richiamo generalizzato, con lui anche il presidente Joe Biden.
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Sommario
Pfizer
Pfizer, ad esempio, risulta efficace al 91% nel prevenire ricoveri due settimane dopo la seconda dose. Ma passati 120 giorni, la copertura sulle ospedalizzazioni cala al 77%. Dati che sembrerebbero in linea con una ricerca britannica del mese scorso che ha osservato come Pfizer sia stato efficace all'88% nel prevenire l'infezione dopo un mese dalla seconda dose. A distanza di 5 o 6 mesi la protezione scendeva al 74%. Nell'analisi britannica - va specificato - si parlava però di protezione dall'infezione e non dalle ospedalizzazioni. I numeri del Cdc, invece, sono in contrasto con altri studi secondo i quali l'efficacia del siero Comirnaty contro i ricoveri resterebbe sopra il 90% nel tempo e nonostante la variante Delta.
Moderna
Lo studio Cdc 'premia' Moderna: il siero a 120 giorni dalla completa immunizzazione sarebbe il più efficace tra i tre vaccini presi in esame. Il tasso di protezione di Spikevax dopo 4 mesi resta al 92%, in linea con il 93% iniziale.
Johnson & Johnson
Nella ricerca non figurano dati "comparabili" per Johnson & Johnson dal momento che il campione non includeva abbastanza persone a cui era stata somministrato il siero Janssen. Che però mostra un'efficacia in calo al 68% dopo soli 28 giorni. Dati che si aggiungono a quelli diffusi dall'azienda farmaceutica in luglio secondo cui il vaccino di J&J sarebbe "efficace all'85% contro le forme gravi/critiche della malattia" e offrirebbe "una protezione completa contro l'ospedalizzazione e la morte". Il colosso Usa sottolineava come le risposte immunitarie fossero perdurate per "almeno 8 mesi".
Astrazeneca
Lo studio Cdc non prende in considerazione ovviamente AstraZeneca, mai utilizzato negli Stati Uniti. A disposizione abbiamo lo stesso studio britannico sopracitato per Pfizer e basato sui dati di 1,2 milioni di utenti dell'App Zoe Covid. La ricerca, realizzata in collaborazione con il King's College di Londra e finanziata dal Dipartimento della salute e dell'assistenza sociale, mostra come la protezione dall'infezione al Covid scenda dal 77% a un mese dalla seconda dose al 67% dopo 4 o 5 mesi. Un calo di circa 10 punti percentuali.