"La variante indiana è più trasmissibile": le prove dell'Oms

Più facile lo sviluppo della malattia tra i contatti dei casi confermati. Per quanto riguarda l'efficacia dei vaccini, promossi AstraZeneca e Pfizer

Situazione critica a Nuova Delhi per il Covid

Situazione critica a Nuova Delhi per il Covid

Variante indiana più trasmissibile. Tornano a puntarsi sulla mutazione Covid B.1.617 i riflettori della sanità. E' l'Oms a riportare una  "aumentata trasmissibilità" del mutante nell'ultimo rapporto settimanale che dedica un focus agli aggiornamenti emersi sulle caratteristiche trasmissibilità, gravità della malattia, rischio di reinfezione, capacità di diagnosi ed efficacia dei vaccini per le varianti del coronavirus. "Stanno emergendo nuove prove - sottolinea il report - secondo cui i tassi di attacchi secondari per la variante B.1.617.2, riportati nel Regno Unito dal 29 marzo al 28 aprile 2021, erano superiori a quelli di B.1.1.7 (la variante inglese, ndr) tra i viaggiatori e i non viaggiatori". Il tasso di attacco secondario, ricorda l'Oms, è un parametro che misura "la proporzione di test positivi registrati fra i contatti di casi confermati o probabili di infezione da varianti".  Se la maggiore trasmissibilità appare provata, si indaga ancora, invece, rispetto alla gravità di infezione da Covid-19 e sul rischio di reinfezione nel caso di variante indiana, anche se è "possibile una modesta riduzione dell'attività neutralizzante" degli anticorpi per il mutante B.1.617.1.  

Per quanto l'efficacia dei vaccini anti Covid attualmente disponibili sulla mutazione, l'Organizzazione mondiale della sanità  definisce "probabile" una protezione contro la malattia, pur con "evidenze molto limitate" relative solo a due vaccini (AstraZeneca e Pfizer/BioNTech). "Nessuna perdita" di efficacia o una "perdita minima" è stata evidenziata dopo una dose del vaccino Vaxzevria di AstraZeneca e dopo due dosi del Comirnaty di Pfizer/BioNTech. Una perdita di efficacia "minima o modesta" è emersa dopo due dosi di Vaxzevria