Spezia Ascoli 3-1, l'espulsione di Troiano affonda il Picchio

L'analisi. L'episodio cambia lo spartito di una gara che i bianconeri stavano affrontando con grande applicazione.

L'Ascoli rimane in 10 e viene rimontato dallo Spezia (Foto Frascatore)

L'Ascoli rimane in 10 e viene rimontato dallo Spezia (Foto Frascatore)

Spezia, 15 febbraio 2020 - Non vorremmo essere nei panni di Roberto Stellone, allenatore con discreta esperienza in piazze caldissime e voglia di dimostrare anche ad Ascoli di essere una garanzia di bel gioco e gestione brillante delle squadre che allena. Però, c’è un però che andrebbe da subito considerato quando si parla dell’Ascoli Calcio 1898 SpA stagione 2019-2020. Klopp. Questa è una squadra che non ha minimamente idea di cosa significhi incollarsi mentalmente alla partita e al risultato. E, perdonateci se torniamo sul tasto dolente del cambio di allenatore, non ci sarà alcun tecnico, da Klopp alla peggiore versione di Maresca, a sanare questa irrefrenabile voglia di questo gruppo di non avere una delle qualità fondamentali di una squadra di calcio. Capire cosa fare e quando farlo per portare a casa un risultato. Purtroppo, signori, c’è un annuncio da fare. E c’è da farlo a tutti, patron Pulcinelli in testa fino all’ultimo dei tifosi sconsolati che non verranno al Del Duca finché non si vedrà l’Ascoli giocare bene e uscire vincitore da qualsiasi confronto. Di solito le tre parole del giorno le mettiamo sul lancio del nostro commento, ma stavolta le urliamo a gran voce all’interno, nel mezzo della discussione. E le parole sono “Pensare”, “alla”, “salvezza”. Perché una squadra che si scioglie in questo modo, perdonateci il pessimismo, è una squadra che non può ambire a niente più che ad una salvezza tranquilla. Fattorino. Se gli esterni difensivi non sanno chiamare l’uomo in ritardo sulla diagonale o ancor peggio, non sanno chiuderla, la diagonale, affinché il gioco “pendolare” dell’avversario faccia del male. Se un giocatore che ha nell’esperienza e nel tatticismo la sua dote migliore, da ammonito, entra e si fa cacciare a settanta metri dalla propria porta. Se un allenatore che non è alla prima esperienza, non capisce che c’è un giocatore a rischio espulsione non tanto per la possibilità che si scolleghi dalla partita ma semplicemente perché è la partita stessa che va su ritmi e spartiti che lo espongono al pericolo. Se una squadra, nello specifico l’Ascoli, non riesce mai, una volta, a sopperire ad un evento negativo consegnandosi all’avversario in maniera inopinata. E se l’ambiente, tutte le componenti comprese, si trovano alla fine dell’inverno dovendo vestire abiti che non avevano scelto come quando il fattorino si presenta con il pacco del tuo ordine online e dentro ci trovi tutt’altro rispetto a quello che hai ordinato. Spalle. Tutti questi aspetti, se messi uno in fila all’altro, formano un pericolo grande come una casa: quello di non sapere che da oggi, o forse da inizio anno, l’Ascoli ha come primo obiettivo quello di non essere risucchiato in basso. Prima del mercato di gennaio avevamo parlato di rosa da “sesto-dodicesimo posto” con Zanetti allenatore. Oggi restiamo dello stesso identico pensiero. Ma per arrivare in quella zona della classifica serve che Stellone cambi qualcosa. Perché se l’autolesionismo resta anche con un tecnico diverso, allora guardarsi alle spalle potrebbe addirittura non bastare.