Carcere, scoperti otto cellulari

Erano in un pacco per un detenuto siciliano che sta scontando una lunga pena per criminalità organizzata

L’intuizione di un agente della polizia penitenziaria in servizio nel carcere di Ascoli hanno consentito lunedì scorso di intercettare un pacco destinato ad un detenuto siciliano ad "alta sicurezza" contenente otto telefoni cellulari pronti per essere utilizzati sia in chiamata, che per internet. Interrogato sul fatto, il detenuto ha negato di conoscere il mittente del pacco a lui destinato. L’uomo sta scontando al Marino una lunga pena per reati legati alla criminalità organizzata. Gli otto telefoni gli avrebbero consentito di tenersi in contatto con l’esterno e continuare a gestire traffici illeciti. Ma avrebbero potuto essere anche merce di scambio con altri detenuti. Decisiva dunque la prontezza dell’agente che, durante un consueto controllo, è stato insospettito da un pacco destinato ad un detenuto. All’interno c’erano infatti ben 8 smartphone con relative sim e tanto di chiave per inserirle.

Gli uomini coordinati dal comandante Pio Mancini li hanno sequestrati. "La Polizia penitenziaria, seppur a fronte di carenze di organico e di massacranti turni di lavoro, è sempre il cardine che vigila e garantisce la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari" commenta Leonardo Rago, segretario regionale della Uilpa Marche. "A loro – aggiunge – va il plauso della segreteria regionale e della Uil tutta che si farà portavoce presso l’amministrazione per l’attivazione di procedimenti miranti all’ottenimento di riconoscimenti formali per il protagonista di questa brillante operazione".

Non è certo primo tentativo (e non sarà l’ultimo) di introdurre oggetti illeciti nel carcere ascolano, così come in tutti quelli italiani. Lo scorso giugno ad un giovane detenuto di San Benedetto, rinchiuso in carcere ad Ascoli, ha fatto visita la madre che, insieme a tutto il suo affetto e conforto, ha pensato bene anche di portare qualcosa da mangiare al figlio detenuto: ci sta. In un contenitore aveva riposto delle appetitose seppie in umido. Ma qualcosa deve avere insospettito gli agenti che ormai sono abituati a stratagemmi di ogni tipo, messi in atto per far entrare in carcere telefonini (l’articolo più ambito), droga o perfino armi bianche. Un attento controllo ha fatto scoprire che dentro una delle seppie c’era infatti occultato un telefonino, ben protetto in una bustina di plastica così che non si rovinasse in mezzo al sughetto, amorevolmente preparato dalla madre. Naturalmente il microtelefono è stato sequestrato e la donna è stata denunciata a piede libero.

Peppe Ercoli