San Liberato: la fiamma e la vita

Un antico rito di preghiera si svolge nella chiesa di San Liberato, dove i fedeli cercano risposte sulla sorte dei propri cari. Con l'ausilio di lampade, si attende il verdetto divino che porta gioia o dolore.

Leoni

Accadde. Un continuo via vai, un formicolio che dava l’idea di una processione che saliva il colle con il buio. La chiesa di San Liberato era un povero e piccolo tempio. Da lì, l’occhio spaziava dal mare ai monti. I paesi intorno li si poteva quasi toccare con un dito: Monte Vidon Corrado, Montegiorgio, Massa Fermana, Montappone, Francavilla d’Ete, e Mogliano, e Macerata. San Liberato dominava il dosso di Monteverde e il castello di Rinaldo. Le persone che raggiungevano la breve spianata avevano altre attenzioni. La chiesuola di giorno rimaneva deserta. Quasi un romitorio per meditazioni e preghiere, luogo ideale anche per pittori in cerca di ispirazione. Sul far della sera, iniziava ad animarsi. Laggiù, in basso, si raccoglievano donne e uomini, anziani e giovani provenienti anche da luoghi distanti. Arrivavano, se benestanti, a cavallo o in calesse, oppure, i più poveri, semplicemente a piedi. Ognuno portava con sé una lampada, una torcia, un lume. E così muniti, in fila indiana, cantando lodi al Signore, raggiungevano la sommità. All’interno dell’edificio sacro si sarebbe svolta la prova. Ognuno avrebbe ottenuto l’angosciante o felice risposta. Quel che stava capitando era un gesto antico, da rispettare. E i ragazzi curiosi andavano a nascondersi per capire meglio. Con le prime ombre iniziava ad aggregarsi gente: donne dagli occhi arrossati, vecchie in ciabatte con il rosario alle dita, uomini robusti ma dal volto segnato. La strana processione s’avviava. Si scorgevano i pellegrini con in mano i lumi. E si notava anche dolore e gioia. Perché in quel luogo di preghiera s’andava per conoscere la sorte dei propri cari. Chi avesse un parente ammalato grave poteva sottoporsi alla prova. A fianco del povero altare si trovava una lampada di nessuna pretesa. Si doveva cercare di accenderla con un acciarino o con altra fiamma. La lampada sospesa ondeggiava. Scorreva lì una corrente d’aria che, dall’ingresso lungo la navata, raggiungeva il retro dell’altare. Se quel vento avesse spento la fiammella, anche la vita del congiunto si sarebbe estinta; altrimenti, se avesse resistito, il malato sarebbe guarito. La gente aveva gli occhi lucidi, lucidi per il pianto di felicità o perché carichi di dolore. Sicuri, comunque, che quel Cristo appeso ad una croce avrebbe alla fine salvato tutti. A modo suo.