"Così la pandemia ha influito sui disturbi alimentari"

Carla Coccia, presidente dell’associazione Fada: "E’ esplosa una vera e propria epidemia, soprattutto tra gli adolescenti"

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Domani, due giugno, sarà la quarta giornata mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare. Un problema che anche oggi passa nell’ombra, ’offuscato’ da una ricorrenza, giustamente, celebrata a livello nazionale: la festa della Repubblica. Eppure, dietro al tricolore, spunta timido un fiocchetto lilla, simbolo della malattia. Per renderci conto della situazione attuale, a livello locale, ci rivolgiamo all’ascolana Carla Coccia, presidente dell’associazione Fada, un gruppo di genitori volontari nato per supportare e orientare chi soffre di questo tipo di disturbo e le loro famiglie, esteso in tutto il territorio marchigiano.

Presidente Carla Coccia, quanto la pandemia ha impattato sul Disturbo del Comportamento Alimentare?

"La pandemia da Covid-19 ha fatto esplodere una vera e propria epidemia nei disturbi alimentari, soprattutto tra adolescenti e nella fase pre adolescenziale, sotto i 14 anni, con sintomatologia acuta e manifesta nel giro di pochi mesi. Questo è dovuto, da una parte, alla solitudine e ad una costrizione di vita con soggetti "adulti", non potendo più accedere a luoghi di confronto con coetanei, dall’altra, l’esplosione di Tik Tok e, in generale, l’utilizzo dei social, ha fatto sfociare la necessità di questo "confronto" unicamente con l’immagine corporea. In sintesi, si registrano nella nostra Regione un aumento dei casi tra il 30-50% in più nei giovani. Tanto più la diagnosi è precoce e corretta tanto più il disturbo può regredire. Ma se così non fosse? Spesso l’unica soluzione rimane il ricovero".

Come si stanno muovendo le istituzioni locali?

"Fada si fa portavoce presso le istituzioni delle problematiche relative ai bisogni e alle risposte di cura per la popolazione. Quest’anno l’associazione si è fatta carico di queste istanze con i direttori delle aziende sanitarie e con il direttore dell’azienda Salesi Torrette affinché venisse attuata la legge 40 del 2020 che definisce una struttura autonoma rispetto ai dipartimenti di salute mentale per la diagnosi e cura del disturbo alimentare, rispettando tutte le linee guide ministeriali che prevedono per questo tipo di disturbo il Lea (Livello Essenziale di Assistenza). Ma, ad oggi, ancora nulla si muove, per questo le carenti strutture non riescono a gestire gli accessi e le richieste sempre più numerose".

Quanto è importante il ruolo della famiglia quando in uno dei componenti si manifesta questo disturbo?

"La nostra associazione è nata nel 2016 dall’incontro di persone che condividevano la presenza in casa di soggetti affetti dal disturbo. Da qui è iniziato un percorso di mutuo aiuto. Durante il Covid c’è stata una richiesta di assistenza incredibile. Intervenendo con Zoom e telefonicamente abbiamo cercato di procedere e dare risposte. Non è facile per un fratello, una madre, un padre aiutare una persona affetta dal disturbo alimentare; ci si chiede: come fare? La famiglia va in tilt. Per questo il nostro supporto si è rivelato veramente fondamentale, soprattutto attraverso il confronto tra famiglie che vivono la stessa situazione".

Rachele Fratini