Covid Ascoli: mamma e figlia morte in pochi giorni

Tragedia ad Acquasanta, il sindaco Stangoni: "Non erano vaccinate". L’anziana deceduta nella residenza Valdaso, la 59enne ristoratrice all’ospedale di Perugia

Covid, un'operatrice sanitaria

Covid, un'operatrice sanitaria

Ascoli, 26 settembre 2021 - Sono decedute a pochi giorni di distanza l’una dall’altra a causa del Covid-19, madre e figlia, originarie di Acquasanta. La prima a morire, nella residenza Valdaso dove era degente, è stata la madre di 85 anni, poi la figlia di 59 anni nell’ospedale di Perugia. Quest’ultima era stata ricoverata nel nosocomio perugino in quanto svolgeva il suo lavoro in Umbria, era titolare insieme ad altri parenti di un ristorante. Positivi al nuovo Coronavirus anche altri due componenti la famiglia, che però si trovano in isolamento nel loro domicilio ad Acquasanta.

Covid, un'operatrice sanitaria
Covid, un'operatrice sanitaria

Il contagio, che come accade quasi sempre si diffonde molto rapidamente in ambiente domestico, sembrerebbe essere avvenuto nel luogo di lavoro. "Da quello che mi risulta – dice il sindaco di Acquasanta, Sante Stangoni – non erano vaccinate contro il Covid-19 e il virus lo hanno contratto durante lo svolgimento della loro attività di ristorazione. I due parenti positivi si trovano presso il loro domicilio ad Acquasanta. Ma non ci sono altri casi di Covid-19 legati a questo nucleo famigliare, non hanno contagiato altre persone estranee al loro cerchio di parentela. Nel nostro comune al momento ci sono solo questi due positivi, dunque la situazio ne è sotto controllo". Una vera e propria tragedia, quella di questa famiglia di Acquasanta, come molte altre da un anno e mezzo ormai ne sono state raccontata a causa del Covid-19. Gli esperti continuano a dire che l’unico modo per combattere il nuovo Coronavirus è il vaccino.  

A proposito di quest’ultimo, mercoledì scorso, nell’Area vasta 5 sono iniziate le somministrazioni della terza dose, la cosiddetta dose ‘addizionale’, nei confronti dei soggetti particolarmente fragili per patologia, come i trapiantati e gli immunodepressi. Le inoculazioni si stanno effettuando in ambiente ospedaliero con una media di 30 al giorno, ma domani ne sono in programma un po’ di più, una cinquantina circa. Finita questa fase si passerà alla terza dose cosiddetta ‘booster’, ovvero di richiamo dopo il completamento del ciclo vaccinale primario. Va somministrata al fine di mantenere nel tempo, o ripristinare un adeguato livello di risposta immunitaria, in particolare in popolazioni connotate da un alto rischio, per condizioni di fragilità che si associano allo sviluppo di malattia grave, o addirittura fatale, o per esposizione professionale.  

Dunque, i primi destinatari saranno sempre soggetti fragili come ad esempio i dializzati e gli scompensati, ma anche gli ultra 80enni e il personale sanitario. I punti vaccinali al momento sono ancora aperti, ma si sta ragionando sulla possibilità di coinvolgere i medici di medicina generale per l’inoculazione della terza dose a chi non deve riceverla necessariamente in ambiente ospedaliero.