Le vicende dei fratelli Peci in scena al teatro Concordia

Edoardo Ripani porta l’opera per la prima volta a San . Benedetto dove la storia . si è tragicamente consumata

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Per la prima volta a San Benedetto: è andato in scena al Teatro Concordia (avvio della stagione AmatComune) ‘Fratelli. Qual doglia incombe sulla mia città’, di e con Edoardo Ripani, sulla vicenda dei fratelli Peci. Lo spettacolo era già stato rappresentato a Porto San Giorgio (prima nazionale), a Bruxelles (dove Ripani vive e lavora), a Grottammare. Mai a San Benedetto, sui luoghi stessi evocati dalla scena. E questo è stato indubbiamente l’elemento più forte, rispetto a una vicenda ormai distante quarant’anni. Ma Ripani ha orchestrato il testo e il contesto, una città e la sua crescita, i fatti del Rodi del ’70, il soffio di Lotta Continua, il rogo del Ballarin giusto tre giorni prima del rapimento di Peci, e ‘naturalmente’ gli anni di piombo e la lotta armata che hanno investito San Benedetto, l’uccisione di Vincenzo Illuminati nel centro città, e quella di Roberto Peci, rapito sul lungomare (la via porta oggi il suo nome). Unica voce sul palco, Ripani ha raccontato il filo rosso tra i fatti, dando voce a entrambi i protagonisti: prima Patrizio, il ‘pentito’, poi a Roberto, la vittima. I due si parlano anche nei giorni della prigionia di entrambi, tramite lettere che l’attore legge. Insieme a Ripani, il ‘coro greco’ che durante la rappresentazione sciama e declama Brecht e Eschilo dalla platea (Alessandra Desideri, Silvia Egidi, Anna Maria Falcioni, Rosanna Fasola, Rosanna Listrani, Irma Marconi Sciarroni, Chiarastella Mastrostefano, Micaela Santini, Daniela Santoni). E poi la scenografia: una pista di sabbia, capace di evocare i giochi in spiaggia dei bambini di quegli anni, indi pista di fuoco a fine spettacolo. Due sedie. Un armadietto da cui viene estratta sul palco una bottiglia incendiaria. Al termine dello spettacolo (un’ora e dieci), Ripani ha sollecitato gli interventi del pubblico. A poco a poco, si sono levati numerosi "Io c’ero…". Lo spettacolo potrebbe presto essere rappresentato in giro per l’Italia. La generazione che c’era oggi è stata seguita da altre generazioni. E proprio una di questa riflette oggi per la prima volta su quegli anni, guardandoli su un palco. Le ultime parole pronunciate da Ripani parlavano di "macerie dorate" e di una città oggi formata da individui isolati. Forse anche da queste parti ha soffiato il vento tatcheriano del ‘non esiste la società, esistono solo gli individui’. Lo spettacolo si chiude con ‘La domenica delle salme’ di De Andrè, efficace epitaffio su un tempo passato, ma non davvero sepolto: sottoterra, dopotutto, affondano le radici dei giovani di oggi.

Giovanni Desideri