"Nuova tecnica per il trattamento della fibrillazione atriale"

La cardiologia dell'ospedale Mazzoni ha presentato una nuova tecnica di ablazione per la fibrillazione atriale persistente al congresso EHRA 24 di Berlino. La tecnica, che include l'alcolizzazione della vena di Marshall, potrebbe superare l'approccio standard.

"Nuova tecnica per il trattamento della fibrillazione atriale"

"Nuova tecnica per il trattamento della fibrillazione atriale"

L’Unità operativa complessa di cardiologia dell’ospedale Mazzoni diretta da Pierfrancesco Grossi ha portato a termine uno studio scientifico su una nuova tecnica di ablazione delle forme persistenti, presentata al congresso europeo di aritmologia (EHRA 24) che si è svolto a Berlino, nei giorni scorsi. "Le forme persistenti di fibrillazione atriale sono più difficili da trattare e fino ad ora nessuna strategia è stata in grado di garantire un successo maggiore rispetto alla tecnica standard che prevede un intervento importante, quale l’isolamento delle vene polmonari" è la premessa del dirigente medico dell’Uoc di cardiologia del nosocomio ascolano Procolo Marchese, che ha ideato lo studio. "E’ dimostrato da studi clinici che il successo del trattamento non è nemmeno dipendente dal tipo di energia utilizzata: radiofrequenza, crioablazione e la nuova energia pulsata si equivalgono in termini di efficacia e sicurezza. All’ospedale di Ascoli – aggiunge Marchese – viene effettuata l’alcolizzazione della vena di Marshall, prima dell’ablazione della fibrillazione atriale". Si tratta di una tecnica messa a punto dal professor Valderrabano di Huston che ha già dimostrato di incrementare l’efficacia rispetto alla sola ablazione, poi perfezionata in Francia dal gruppo di Bordeaux, da sempre faro dell’elettrofisiologia mondiale, da cui noi l’abbiamo importata alla fine del 2019. A breve il gruppo francese pubblicherà uno studio randomizzato i cui dati preliminari hanno dimostrato che il cosiddetto ‘Marshall plan’, ovvero alcolizzazione della vena di Marshall più ablazione con radiofrequenza, ha un successo superiore, dell’85%, rispetto all’approccio tradizionale che è del 67%. "Sarebbe la prima metodica alternativa che si confermerebbe essere superiore al solo approccio standard nella cura della fibrillazione atriale persistente. Il rigore scientifico – prosegue Marchese – ci impone di attendere la pubblicazione dei dati che dovranno essere poi confermati da ulteriori sperimentazioni randomizzate multicentriche che sono già in corso. Tuttavia, siamo già pronti, perché siamo riusciti a maturare una notevole esperienza con questa metodica avendoci creduto fin da subito. Abbiamo elaborato questo studio, condotto in collaborazione con il Centro nazionale di ricerca di Pisa, portandolo a compimento nonostante gli ostacoli. Lo studio ha valutato la modifica di alcuni aspetti tecnici della procedura che potrebbero essere fondamentali".

p. erc.