Serrande abbassate in città ma tavolini apparecchiati e calici pieni: il 2025 porta nuove chiusure per i negozi di abbigliamento, ma non mancano le inaugurazioni di locali e ristoranti. Peppe Paci, alla guida del negozio ascolano Zona23, prova a fare il punto guardando il centro storico con gli occhi del commerciante.
Com’è la vita per un commerciante del centro storico? "È chiaro a tutti purtroppo che oggi il centro storico soffra in maniera particolare, in primis perché l’acquisto veloce predilige altre zone, come quelle dei centri commerciali. Il passeggio per le vie si riduce spesso ai giorni di festa. Il sabato e la domenica c’è un buon afflusso, come anche durante gli eventi, penso ad esempio alla fiera di Natale. Mentre negli altri negli altri giorni c’è un po’ più di fiacca, meno persone in giro".
Bar e locali aumentano mentre negozi e boutique diminuiscono. Da negoziante, quale crede che sia la causa? "Penso che, come è noto a tutti, c’è una percentuale più alta di locali di food and beverage in quanto il settore dell’enogastronomia è ancora libero da vincoli: le attività si riforniscono da grossisti che danno la possibilità di acquistare in base alle esigenze, in base allo storico. In media quindi non ci sono molti problemi di giacenze di magazzino. Per i negozi di abbigliamento invece il problema è strutturale: dobbiamo proporre un prodotto di qualità ad un prezzo interessante ma sostenibile per lavorare. Considerando anche che siamo in una città che sta diventando turistica credo sia normale che c’è bisogno di ristoranti e bar per soddisfare le richieste dei turisti. Il problema dell’abbigliamento è un problema nazionale invece: chi vuole oggi aprire un’attività di abbigliamento deve andare incontro a dei costi e a dei rischi molto alti, anche perché le aziende non vengono incontro ai commercianti con resi o sconti di fine stagione. Oggi un giovane difficilmente investe e apre un’attività di abbigliamento, mentre è più frequente che avvenga per bar e ristoranti, anche se in quel settore vedo una turnazione e un ricambio molto veloce, a differenza dei negozi di abbigliamento".
In centro non ci sono neppure punti vendita di grandi catene di abbigliamento, giusto? "Ascoli, avendo un numero di abitanti troppo basso, non è una buona piazza per le catene, che quindi non investono nel centro storico, ma puntano più sul centro commerciale. Hanno bisogno di grandi numeri per sopravvivere in un determinato contesto e quindi chiaramente nel centro storico non possono aprirci. Si potrebbero aprire invece attività più specifiche, specializzate in prodotti unici e di qualità, ad esempio una catena che venda solo cappelli. Per farlo c’è bisogno di una classe imprenditoriale giovane che vada alla ricerca di lavoro in questo segmento, quindi forse c’è bisogno anche di puntare sulla formazione".
Com’è andato il 2024? "Più o meno dovremmo essere in linea con la stagione passata. Siamo vicini alle stime del 2023, che non è stato un anno eccezionale, soprattutto a causa delle condizioni climatiche poco invernali. Per quello che riguarda il mio settore, l’abbigliamento, è andato meglio l’anno scorso perché in centro c’era più passeggio".
o.fir.