Relluce discarica, Ascoli Servizi si difende. "Nessun inquinamento"

La società partecipata risponde alle accuse sulla discarica

Il sindaco Castelli con il presidente di Ascoli Servizi, Andrea Zambrini

Il sindaco Castelli con il presidente di Ascoli Servizi, Andrea Zambrini

Ascoli, 5 gennaio 2019 - Il rientro dei rifiuti in provincia deciso dall'assemblea dell'Ata negli ultimi giorni di dicembre ha fatto esplodere di nuovo la polemica su Relluce, con gli amministratori dei Comuni limitrofi e i comitati a criticare questa scelta. Adesso però è Ascoli Servizi Comunali a intervenire sull'argomento e, dopo aver detto di comprendere "le preoccupazioni dei sindaci più vicini alla discarica", passa ad analizzare punto per punto tre elementi chiavi dell'intera polemica: inquinamento, rischio frane e capping. Sul primo la partecipata dell'Arengo non ha dubbi: "Il presunto inquinamento delle falde acquifere non esiste in primis perché non c’è una falda e poi perché gli organi di controllo e l’Arpam hanno stabilito che i valori considerati a rischio sono legati alla tipologia di terreno, che ha caratteristiche mineralogiche specifiche. La conferma è arrivata dalla sentenza di assoluzione al termine del processo a carico dell’ex presidente e del direttore tecnico di Ascoli Servizi dall’accusa di inquinamento di acque in falda".

Secondo elemento, il rischio di frane: qui la società ha spiegato che "il movimento franoso, come documentato, riguarda il terreno da riporto posizionato a valle. La parte riguardante le vasche è invece stabile e non dà alcun segnale di movimento. Per fugare ogni dubbio è stato richiesto un parere al Dipartimento di ingegneria e geologia dell’Università 'D’Annunzio' Chieti-Pescara: pochi mesi fa è stato presentato un parere tecnico che esclude la possibilità di frane. Per tutelare completamente la discarica, e quindi l’area, l’azienda ha deciso di realizzare delle paratie inserite nel terreno. In questo modo abbiamo voluto eliminare ogni possibile speculazione sul rischio frana, un’ulteriore garanzia non richiesta ma che l’azienda ha voluto realizzare". Infine, la copertura delle vasche: "Il capping è presente in tre vasche; nelle vasche 4 e 5 è in fase di completamento. Si è dovuto attendere l’abbassamento naturale del terreno e l’approvazione definitiva del progetto. Nella vasca 4 è quasi terminata la realizzazione, mentre nella 5, essendo ora in programma il recupero volumetrico, si è sospesa la realizzazione che verrà ultimata al termine dell’eventuale conferimento dei rifiuti come da prescrizioni dell’Arpam".

Fatta chiarezza su questi tre punti, Ascoli Servizi ha voluto concludere con alcune considerazioni: "Quello che chiediamo alle istituzioni è di evitare valutazioni politiche quando invece dovrebbero parlare i tecnici. Comprendiamo le problematiche legate alle eventuali emissioni odorigene, per cui l’impegno di Ascoli Servizi è quello di adottare le migliori tecnologie a disposizione per ridurre il problema, che di fatto già è diminuito dopo l’avviamento della raccolta differenziata porta a porta su gran parte del territorio provinciale, che ha già raggiunto il 65%, eliminando quasi completamente il rifiuto organico dal secco non riciclabile destinato alla discarica". La difesa di Relluce passa poi da un'ultima argomentazione: "I sindaci devono comprendere che l’alternativa è costruire da zero una nuova discarica con tutti gli impianti, ovvero un polo tecnologico ambientale per il trattamento del ciclo integrato dei rifiuti. Una soluzione che porterebbe a un evidente spreco di denaro pubblico, dovendo sbancare un’area oggi neppure individuata".