Uno si è tolto la cintura, un altro tirava calci

Il giudice di Ascoli conferma arresti per ultras bianconeri dopo scontri post-partita. Gravi indizi di colpevolezza per violenze e resistenza.

Uno si è tolto la cintura, un altro tirava calci

Uno si è tolto la cintura, un altro tirava calci

Il giudice del tribunale di Ascoli Annalisa Giusti ha ravvisato "gravi indizi di colpevolezza" a carico dei quattro ultras bianconeri arrestati dalla polizia dopo gli scontri avvenuti alla fine della partita Ascoli-Pisa. Il magistrato ha preso atto della presenza di tante persone nel piazzale dello stadio, dei colpi scagliati contro la recinzione, del lancio di oggetti e materiale esplodente di varia potenza. Nel mirino c’erano in particolare i dirigenti e i giocatori dell’Ascoli "imputati" della retrocessione in serie C.

Per fronteggiare i facinorosi i poliziotti hanno lanciato lacrimogeni, ma l’azione non si è rivelata efficace a causa della brezza che ha indirizzato i fumi in altra direzione. Dalle immagini registrate si è arrivati agli odierni indagati. Nei diversi video si vede il 29enne (gravato già da un Daspo di un anno) con vistosi occhiali da sole nell’atto di sferrare un calcio alla recinzione. Un altro è stato colto mentre utilizzava la cinta per brandirla con fare intimidatorio all’indirizzo dei poliziotti che tentavano di placare l’ira dei tifosi bianconeri.

Un terzo soggetto è stato fermato subito poiché caduto a terra mentre indietreggiava a seguito di una carica dei poliziotti arrivati del reparto di Senigallia.

Il quarto (ovvero l’altro tifoso daspato di 5 anni), con il volto parzialmente celato, è stato colto a scuotere un cancello dietro il quale c’erano gli agenti.

Il giudice Giusti ha valutato negativamente l’indifferenza dei due soggetti già colpiti dal Daspo nel mancato rispetto dello stesso provvedimento a loro carico. Sempre il giudice ha rilevato nella condotta di tutti il pericolo di reiterazione del reato, evidenziata dalla Procura ascolana che ha chiesto ed ottenuto la conferma degli arresti domiciliari per i due già daspati e l’obbligo di dimora per gli altri due.

La gravità dei fatti ha spinto il giudice a non concedere la sospensione condizionale della pena.

p. erc.