Negozi di vicinato, burocrazia ostile e troppe tasse

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 12 dicembre 2018 - A Pesaro stanno per chiudere tanti piccoli negozi che, fino a pochi anni fa, sbarcavano il lunario. Troppa concorrenza della grande distribuzione. Tra i delusi anche tanti giovani che, in mancanza di lavoro, tentano di aprire nuove attività: purtroppo, devono fare i conti con affitto, bollette,Tari... La politica dovrebbe sostenerli, specie nel periodo dell’avviamento.  Marco Larici, Pesaro

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Nel 2017, secondo Confesercenti, hanno chiuso senza essere sostituite 10mila imprese del commercio al dettaglio. Hanno abbassato la serranda soprattutto esercizi tradizionali, come alimentari e abbigliamento. I fattori sono tanti e non solo la presenza della grande distribuzione.Secondo uno studio dell’Unione europea le ragioni sono da ricercare nelle eccessive restrizioni e tasse oltre a carichi burocratici. Basti pensare che se in Belgio, Olanda o Austria basta un solo permesso per aprire una nuova attività, da noi ci vogliono almeno 4 passaggi burocratici differenti con tre enti coinvolti. In questo scenario di mercato è ovvio che anche i negozi di vicinato devono cambiare e cercare di offrire ciò che la grande distribuzione non riesce a dare. Per esempio prodotti di nicchia o a chilometri zero, servizi a domicilio e un rapporto amicale col cliente. Piccolo resta bello.  beppe.boni@ilcarlino.net

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