Le grandi opere servono per restare in Europa

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 16 novembre 2018 - Migliaia di persone sono scese in piazza per contestare o approvare un’opera pubblica ritenuta strategica da esperti ingegneri, economisti ed imprenditori per contenere i costi dei trasporti che ricadono poi positivamente sui prodotti che acquistiamo. Mi viene da pensare che il governo sia inutile vedendo tutta tanta gente manifestare: dobbiamo ascoltare a tutti i costi. franceschini.william@virgilio.it

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Alla marcia di Torino per difendere l’Alta velocità hanno preso parte 30 mila persone. Le promotrici sono state soprattutto sette donne fra manager, architetti e avvocati. Gente comune, che nulla ha a che fare con i partiti. Il messaggio partito da Torino verso il governo, ma soprattutto verso gli estremisti dei 5Stelle, è che sulle grandi opere, (non solo sulla Tav) non si deve ragionare in modo ideologico. L’Italia ha necessità di tenere un profilo alto sulle infrastrutture come in altri Paesi d’Europa. Fermare la Tav è un suicidio, come lo è in altre località bloccare le grandi opere. A Bologna, per esempio, l’onda pentastellata vuole ridurre ulteriormente il progetto del già insufficiente passante volto ad allargare la fascia tangenziale-autostrada. Sulle infrastrutture sono scelte radicali che i cittadini non capiscono. Anche buona parte di coloro che hanno votato 5Stelle.  beppe.boni@ilcarlino.net

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