Angela Baraldi, inquietudini da Babilonia

La ‘cantattrice’ chiude il tour di ‘Tornano sempre’ al Bravo Caffè

Angela Baraldi

Angela Baraldi

Bologna, 8 ottobre 2019 - Ecco una donna che vagola tra gli eroi dimenticati di album e fiction, mentre sogna un futuro cosparso da brezze leggere, imparando ad amare faticosamente la Roma pasoliniana dove da qualche anno s’è trasferita: ad Angela Baraldi non è venuta meno la voglia di cantare con toni leggeri e profondi per insinuare dubbi cospargendoli di dolcezza, scuotimento e problematicità. Ovvero il lato selvatico dell’arte che la cantattrice bolognese rivela domani al Bravo Caffè accompagnata da Fantuz (chitarra). Power Duo sul palco dalle 22 per ricordarci che gli artisti prima o poi si riaffacciano sulla ribalta, anzi, Tornano sempre, come annuncia il titolo dell’album che sfogliano nell’ultima tappa di una tournée partita proprio da Bologna a febbraio del 2017. Baraldi, come nasce il disco? «È l’ottavo che scrivo, il primo di inediti a mio nome dal 2003, messo a punto in un ampio lasso di tempo, tanto che Michimaus , la canzone che apre il disco, l’ho concepita nel 2011. Il disco è nato da un incontro con Giorgio Canali (ex CCCP, CSI) che me l’ha prodotto, un supporto importante anche per la scrittura dei testi, registrato a Bassano del Grappa nello studio di Stewie Dal Col, sul disco con Vittoria Burattini, batterista dei Massimo Volume, Vincenzo Vasi, Maroccolo e Reverberi». Che cosa intende comunicare ‘Tornano sempre’? «È la foto che mi ritrae al momento, un aggiornamento vissuto come un ritorno. Nel cassetto conservavo schegge di canzoni dimenticate nel tempo, niente che avesse a che vedere con un disco, pensavo. È stato Canali a coglierne ricami e potenziale. Mentre alla sottoscritta pareva piuttosto di veleggiare nell’astrattezza, senza appigli». Spieghiamo ‘Michimaus’? «È il simbolo di come ho vissuto il personaggio disneyano, inquietante. Parla del momento di malinconia, nel testi si legge: ‘scusa la fantasia, i cambiamenti d’umore’. Diciamo che ci sta un po’ del mio carattere». Un altro brano fa riferimento al libro ‘Hollywood Babylonia’ di Kenneth Anger, storia dei primi idoli del cinema. «La mia sottolineatura spiega quanto trovi bello il lavoro dell’attore, seppur invadente nel privato, perché ritesse la vita di personaggi filtrati dall’imaginario arricchendoli di leggerezza». Dolcemente sballottata tra cinema e teatro, musica e televisione: tiene per sé la scelta? «È tutto amalgamato in un unicum, l’esperienza di sciantosa mi piace quando faccio l’attrice e viceversa». Dalla la chiamò per il suo allestimento di ‘The Beggar’s Opera’ di John Gay, in cui lei recitava con Peppe Servillo. Una tappa fondamentale? «Un’esperienza edificante. È stato Lucio a farmi conoscere Roma ospitandomi nella casa di Trastevere dopo un provino per la Rca. Roma è una città molta aperta, piegata sui problemi. Ci vivo da tempo a Monte Verde Vecchio. Vi ho trovato il mio angolo di creatività». Bologna madre o matrigna? «Madre, per carità, anche se non ho trovato una casa piccola in centro. Ero adolescente in un periodo in cui Bologna viveva di frequenza culturale e creativa che si faceva sentire. Ora è cambiata come il resto del mondo, certi toni si sono abbassati, altri dispersi, peccato». Come se lo immagina il futuro? «Sono ottimista, anche se scrivo canzoni tristi... quindi radioso».  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro