GABRIELE MIGNARDI
Cronaca

A1 Casalecchio, il ‘casello Bologna’ compie 60 anni

Il 15 luglio del 1959 il presidente Gronchi inaugura l’Autostrada del Sole

Il presidente della Repubblica Gronchi taglia il nastro dell'Autostrada del Sole

Il presidente della Repubblica Gronchi taglia il nastro dell'Autostrada del Sole

Casalecchio di Reno (Bologna), 14 luglio 2019 - Sessant'anni fa, il 15 luglio del 1959, il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi a Casalecchio inaugurava i primi 195 chilometri dell’Autostrada del Sole.

Quello che allora era chiamato il ‘casello di Bologna’ segnava il punto più avanzato del cantiere che in tre anni arrivò a collegare direttamente la capitale economica del paese con quello che già allora si definiva come il nodo stradale più importante del nord Italia. Fra le colonne della pensilina che sorvegliavano ingresso ed uscita a quella che venne subito definita la più importante ed innovativa infrastruttura nazionale del dopoguerra venne teso il nastro tricolore che il Presidente Gronchi tagliò col contorno di ministri ed amministratori locali, prima di risalire in auto e proseguire il suo viaggio verso Milano.

I lavori, si legge nell’opuscolo ‘Arriva l’Autostrada’, occuparono nella tratta oltre 8mila lavoratori e vennero conclusi con nove mesi di anticipo sulla scadenza assegnata, compresi i duecento nuovi ponti che davano continuità alla viabilità locale. «Un risultato impensabile ai giorni nostri, reso possibile anche grazie ad uno stratagemma utile a ridurre ogni contenzioso sugli espropri. Con autorizzazione del Governo, i decreti di occupazione d’urgenza che dovevano essere firmati dai Prefetti delle città interessati dai cantieri in realtà venivano precompilati dai tecnici di Società Autostrade e quindi inviati alle prefetture per la sola firma», si legge nell’opuscolo.    Dieci mesi dopo, alla ‘Pioppa’ di Borgo Panigale, l’allora ministro dei Lavori Pubblici Benigno Zaccagnini avrebbe inaugurato il casello e il relativo raccordo con la via Emilia. La prima novità per gli automobilisti era rappresentata dalla sede stradale realizzata a doppia carreggiata separata, tanto che il giorno successivo all’inaugurazione di Casalecchio, i giornalisti si appostarono alle uscite per intervistare i milanesi che giungevano in auto a Bologna senza aver incontrato «né un incrocio, né un semaforo» e «alla velocità del Settebello» il treno di punta delle ferrovie italiane di allora. Sulla Milano-Bologna di caselli ne furono realizzati tredici.

In linea di massima, uno ogni città. Con le sole eccezioni di Piacenza, Modena e Bologna, che ne ebbero due. Per quel che riguarda il capoluogo emiliano, la scelta di costruire due uscite scaturì da un confronto tra Società Autostrade e l’amministrazione comunale. Era già noto infatti che Bologna, già in via di collegamento diretto con Firenze, con la costruzione delle altre autostrade, quella per Padova e quella per Rimini, sarebbe diventato il centro nevralgico della viabilità italiana. Per questo, il sindaco Giuseppe Dozza ottenne la promessa da parte della concessionaria di realizzare il grande semianello della Tangenziale e un secondo casello, quello di Bologna nord

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