Archiviato il caso-puzza: "Solo l’odore delle larve"

Chiuso il procedimento tra una residente e un allevamento di esche da pesca ad Ozzano. Il legale della titolare: “Nessuna responsabilità di molestia olfattiva”

Archiviato il caso-puzza: "Solo l’odore delle larve"

Archiviato il caso-puzza: "Solo l’odore delle larve"

Si è conclusa con un’archiviazione la ‘battaglia per la puzza’ che si era aperta due anni fa tra una residente di Ozzano e un’azienda agricola specializzata nell’allevamento di esche per la pesca sportiva. Il mese scorso infatti il gip, dopo la richiesta della Procura e nonostante l’opposizione della querelante, ha disposto l’archiviazione del procedimento ritenendo che non vi fossero responsabilità per l’imputata circa il reato di getto pericoloso di cose e molestia olfattiva, come illustra l’avvocato della titolare, Ciro Morrone.

Un passo indietro. Tutto comincia appunto nel 2022, quando una coppia di anziani residenti di Ozzano denuncia la vicina azienda agricola, proprietà di una quarantenne, lamentando anni di ondate di fetore tali da invadere non solo l’area circostante l’attività, ma persino il centro del paese. I due vicini, parzialmente invalidi ed esasperati dai miasmi e dai nugoli di mosche legate a quell’attività, pur vivendo a tre chilometri di distanza dall’allevamento lamentavano di non potere tenere aperte le finestre in primavera e in estate. Sulla vicenda era stata pure interpellata l’Arpae, i cui tecnici avevano eseguito una rilevazione olfattiva meccanica: in quel contesto consigliò ai titolari dell’azienda alcune misure per isolare meglio gli ambienti, ma non contestò violazioni.

Ora il giudice si è espresso e la vicenda si è chiusa. Con chiarimenti da parte dell’azienda ozzanese finita nel mirino. "Nell’allevamento non sono custodite carcasse di polli in putrefazione, cosa per di più vietata dal Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl – illustra l’azienda tramite l’avvocato Morrone –, e che danneggerebbe anche le diverse fasi dell’allevamento". E le "stanze da film horror" descritte in denuncia sono invece "i locali coibentati nei quali, a temperatura controllata, si generano le esche che terminano poi la loro crescita nelle apposite vasche di alimentazione".

Nessuna "puzza o fetore intollerabile" emergerebbe dall’azienda, quindi, ma solo "l’odore tipico delle esche, ben noto agli appassionati di pesca sportiva.

Alla fine dunque, il pm Luca Venturi, titolare delle indagini, dopo gli accertamenti affidati al Dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl e l’analisi dei documenti prodotti dalla società indagata, ha chiesto l’archiviazione, appunto accolta definitivamente dal giudice per le indagini preliminari il 16 febbraio scorso.

f. o.

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