Budrio, 20 anni all'uomo che ammazzò la moglie

Athos Vitali, 70 anni, uccise la consorte Anna Lisa Cacciari a coltellate

Al centro, Athos Vitali con gli inquirenti in un sopralluogo nell’abitazione di Budrio

Al centro, Athos Vitali con gli inquirenti in un sopralluogo nell’abitazione di Budrio

Budrio, 29 giugno 2018 – Vent’anni. Tanto dovrà scontare Athos Vitali, 70 anni, per aver ucciso a coltellate la moglie, Anna Lisa Cacciari, il 20 novembre scorso, nella loro casa di Armarolo di Budrio. La sentenza (motivazioni in 90 giorni) è stata letta stamattina dal gup Alberto Ziroldi, davanti al pensionato detenuto alla Dozza e che ha scelto l’abbreviato. Il pm Stefano Orsi, in virtù dello sconto di pena di un terzo previsto, aveva chiesto una condanna a 30 anni.

Vitali, difeso dall’avvoccato Francesca Gabriele, dopo 48 ore dal delitto si autoaccusò davanti agli inquirenti ricostruendo la lite con la moglie, scoppiata quando lei gli ha fatto notare il suo ritardo nel tornare a casa. L’uomo spiegò di essere stato prima da un’amica con cui aveva una relazione e poi fece ritorno a casa perché doveva andare con la moglie in banca, per problemi di debiti. Pochi giorni dopo, però, ritrattò dichiarandosi innocente.

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All’Udi (Unione donne in Italia), parte civile con l’avvocato Rossella Mariuz, è stato riconosciuto un danno integrale di 10mila euro. «La pena finale è molto inferiore rispetto a quella chiesta dal pm – ha spiegato l’avvocato Mariuz –, attendiamo le motivazioni. Il risarcimento disposto, per noi, è simbolico: ciò che conta è essere presenti ogni volta in casi di femminicidio, così siamo al fianco delle istituzioni per le donne sul territorio». Le figlie e il cognato di Athos Vitali non si sono costituite parte civile, lo ha fatto solo l’Udi.

L’avvocato Gabriele, che assiste il 70enne, ha spiegato che «è stata riconosciuta parte della tesi difensiva per quanto riguarda l’insussistenza dei futili motivi, infatti questa aggravante, che era la più ostica ed era emersa durante la ritrattazione di Vitali, non è stata riconosciuta. Tra l’altro gli esiti dei Ris - ha concluso - danno conferma e valore alla sua ritrattazione. La premeditazione, invece, non è mai stata contestata».

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