Autobus, l’ex Breda al gruppo Seri: "Grave disimpegno dello Stato"

Muro dei sindacati, il Mimit: una sola offerta vincolante, intesa impossibile con la cordata bolognese

Autobus, l’ex Breda al gruppo Seri: "Grave disimpegno dello Stato"

Autobus, l’ex Breda al gruppo Seri: "Grave disimpegno dello Stato"

Destino segnato per l’ultima casa produttrice di autobus in Italia. L’ex Bredamenarini passerà al gruppo Seri della famiglia Civitillo, con Invitalia (l’Agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa) che resterà con una quota di minoranza, mentre Leonardo esce dal capitale. Per i sindacati è "un grave disimpegno dello Stato", tant’è che dopo lo sciopero di lunedì, Fim, Fiom, Uilm Fismic e UglM al termine dell’incontro di ieri al ministero delle Imprese e del made in Italy hanno confermato lo stato di agitazione per i lavoratori degli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino). In più hanno rinnovato la richiesta di un altro summit (questa volta con tutta la delegazione sindacale) il 23 maggio, pressando il governo "affinché riveda e le sue posizioni".

A dare manforte alle sigle c’è anche il Pd, con Toni Ricciardi, vicecapogruppo alla Camera, che parla di "assenza di politica industriale da parte del governo", dicendo no a "chiusure o svendite". Preoccupato l’assessore regionale al Lavoro, Vincenzo Colla, che bolla come "affrettata" la vendita a Seri, visto "che il gruppo non ha oggi le caratteristiche e la forza industriale per gestire un progetto di rilancio di tale portata".

La sottosegretaria Fausta Bergamotto, che ha presieduto ieri il summit al Mimit, tenta di rassicurare, soprattutto in riferimento alle aree dello stabilimento di Flumeri, sulle quali i sindacati temono tentativi di speculazione: "Invitalia avrà l’opportunità di esercitare un diritto di opzione sulle aree non utilizzate nello stabilimento campano affinché possa essere consentito l’insediamento di ulteriori attività produttive. E per la realizzazione delle quali il ministero sta lavorando attraverso l’interlocuzione con importanti player internazionali". Obiettivo: "Realizzare un hub produttivo di eccellenza nel settore dell’automotive", spiega la sottosegretaria. Per quanto riguarda l’uscita dal capitale di Leonardo, Bergamotto fa sapere che la decisione deriva "dalla necessità di orientarsi verso settori più attinenti al proprio core business".

Per quanto riguarda, invece, i possibili acquirenti, la sottosegretaria del Mimit conferma "l’interessamento di 23 operatori economici del settore", ma che alla fine "è stata acquisita una sola offerta vincolante". I sindacati, però, non ci stanno. E nel segnalare quanto riferito dal Mimit sull’ex Bredamenarini (2023 chiuso con un passivo di 63 milioni di euro e 200 milioni impiegati complessivamente dal pubblico), riferiscono anche i motivi per cui la cordata con gli imprenditori bolognesi Valerio Gruppioni e Maurizio Marchesini sarebbe stata tagliata fuori.

In sintesi ci sarebbe stato un tentativo "di favorire un accordo fra Seri e questi imprenditori, ma è stato impossibile trovare un’intesa sia sulle strategie industriali sia sulla governance".

A questo punto la strada è segnata per l’ex Bredamenarini: "La nuova IIA non sarà più gravata da debiti e avrà come azionista di maggioranza Seri, che investirà 50 milioni e garantirà i livelli occupazionali per i prossimi tre anni".

Rimane il rammarico dei sindacati "per il fatto che lo Stato non sia riuscito a rilanciare IIA nonostante le ingentissime somme spese, cosa ancor più assurda se si pensa che si producono autobus pubblici per enti pubblici".

Rosalba Carbutti