Covid Bologna, aziende a rischio paralisi: via a screening di massa

Gd, Ducati e Toyota prevedono test per i lavoratori. I sindacati "Si temono stop per le piccole imprese. Il governo renda obbligatori i vaccini"

Da sinistra, Michele Bulgarelli (Fiom) e Maurizio Lunghi (Cgil)

Da sinistra, Michele Bulgarelli (Fiom) e Maurizio Lunghi (Cgil)

Bologna, 2 gennaio 2022 - I contagi continuano a crescere e con loro cresce la preoccupazione anche nelle aziende. Il rischio, col ritmo attuale, è la paralisi. Da qui, alcune grosse imprese metalmeccaniche, hanno deciso di correre ai ripari con screening di massa per salvaguardare la salute dei dipendenti ed evitare blocchi per carenze di personale. Gd e tutto il gruppo Coesia darà modo ai lavoratori (su base volontaria) di eseguire un test molecolare dal 10 al 20 gennaio, mentre Ducati già da domani metterà a disposizione i test rapidi. Lo stesso farà Toyota, dove si riprenderà a lavorare a pieno ritmo lunedì 10: da quella data test rapidi e smart working per quasi tutti gli impiegati. Si prepara ai tamponi di massa anche la Vrm, azienda meccanica di Zola Predosa, dove al momento i contagi sono già una cinquantina.

I sindacati stanno monitorando la situazione e c’è già chi prevede un peggioramento nelle prossime settimane, quando le aziende riprenderanno a lavorare a pieno regime e contemporaneamente è atteso il picco dei contagi. Michele Bulgarelli, segretario della Fiom, spiega che il quadro preciso della situazione "si avrà nei prossimi giorni, ma certamente le aziende metalmeccaniche sono quelle più a rischio blocchi". Se, infatti, si ferma un’azienda di componentistica come la Vrm, causa contagi, a catena potrebbe avere effetti la Ducati, ad esempio.

Che fare, quindi? "Bene gli screening, includendo anche le aziende esterne così come ha previsto Coesia. Poi va coinvolto il comitato Covid nelle imprese, come da protocolli nazionali. Infine, vanno sostenuti progetti di re-shoring, che permettono alle produzioni il ritorno nei nostri territori. Con magazzini zero e forniture lontane, il rischio che le fabbriche si fermino ancora una volta per il Covid c’è, eccome...".

Osservate speciali sono soprattutto quelle aziende medio-piccole che tra contagi e quarantene in aumento, rischiano di bloccarsi come successe quest’estate con i lavoratori non vaccinati. "Un conto sono le grosse aziende, dove anche se il virus corre permettono un certo ricambio, un altro quelle piccole, dove si fa riferimento a tre-quattro figure chiave... Nelle prossime settimane sarà dura: il rischio blocco c’è. Proprio per questo non si può attendere oltre: il governo renda i vaccini obbligatori o non se ne verrà fuori".

D’accordo anche Enrico Bassani, segretario metropolitano della Cisl: "Lo diciamo da agosto... Il governo si prenda la responsabilità dell’obbligo vaccinale. La situazione è grave, il timore di nuovi stop è fondato. Penso anche ai servizi essenziali che non sono certo esenti dalle problematiche che stiamo vivendo. Insomma, l’unico appello possibile – oltre al rispetto delle norme di sicurezza sul posti di lavoro – è la vaccinazione. Poi, c’è la necessità di rifinanziare la cassa Covid".

C’è la stessa preoccupazione anche a casa Uil. Il segretario dell’Emilia-Romagna, Giuliano Zignani, infatti, ammette che "nei prossimi giorni può succedere di tutto. La cassa Covid, quindi, non può fermarsi. Arrivati a questo punto l’unica soluzione è il vaccino obbligatorio. Perché il mondo non si può fermare".

Ricevi l'informazione di qualità direttamente a casa tua con le nostre testate.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro