Bellinzona, serate a tinte noir Morini: "Un ritorno nostalgico"

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Un po’ cineclub un po’ cine-prima visione, il Bellinzona dal settembre 2021 ha voltato pagina, disegnando una programmazione accattivante e riuscendo a fidelizzare il pubblico. Il cambio di rotta che ha portato a programmare un’intera settimana – escluso il lunedì– è costellato di colpi di scena da cinefili. Perché nel weekend si concentrano le novità, il giovedì i film li sceglie un gruppo di parrocchiani molto attivi, il mercoledì si replicano le prime e il martedì, ora per quattro appuntamenti fino al 13 dicembre, è per una narrazione vintage, selezionata da Andrea Morini, per tanti anni curatore del programma del Lumière e fino alla scorsa estate dell’Arena Puccini. Oggi a gestire il cinema-bomboniera (per come è curato) è la società Olmo, fondata da Luigi Lagrasta (recentemente mancato, la sua quota è passata alla moglie), per anni direttore dell’Acec; Ivan De Pietri dei cinema Astra e D’Azeglio di Parma, Michele Zanlari e Mario Papini, nel giro della distribuzione cinematografica e colui che si occupa della programmazione. "Non ho avuto dubbi quando mi hanno fatto la proposta gli altri soci – dice Papini – abito a quattro minuti dal cinema che frequentavo da bambino… e così curo la programmazione". E aggiunge: "Mi piace parlare con i frequentatori del Bellinzona e sempre, quando vedo una persona che arriva trafelata, lo tranquillizzo: non deve correre, dico". Il prossimo titolo della rassegna Noir (et blanc) alla francese, con quattro classici intramontabili, è Lo spione di Jean-Pierre Melville con Jean-Paul Belmondo, stasera alle 21. Seguiranno Rififi di Jules Dassin e La verità di Henri-Georges Clouzot con Brigitte Bardot. A raccontare qualcosa di più della piccola rassegna è proprio Morini.

Come nasce?

"È stata concordata con i gestori, parlando con Papini, e dicendogli che essendo in pensione e non avendo più la responsabilità del Lumière, mi sarebbe piaciuto fare qualcosa, a livello di volontariato naturalmente. Quindi ho proposto il tema".

Il cinema francese è uno dei suoi grandi amori?

"Non tutto il cinema francese, a dire il vero. Come tante persone della mia generazione sono cresciuto con la Nouvelle Vague e sono arrivato un po’ più tardi al resto, ovviamente tralasciando i classici tra le due guerre che mi hanno sempre appassionato. Il noir, invece, l’ho scoperto di recente, proprio perché volevo esplorare un cinema dalle forme classiche, non soltanto europeo ma anche americano, dopo essermi dedicato alle avanguardie emerse negli anni ’60".

Quanto ha lavorato per il Lumière?

"Sono entrato ufficialmente nella Cineteca con incarico da parte del direttore Vittorio Boarini di occuparmi della programmazione, il primo gennaio 1983 e nel 2021 sono andato in pensione".

E quando è nato l’amore per il cinema?

Già gli ultimi anni di liceo facevo il cineforum al Righi e ammetto che il Bellinzona rappresenta un ritorno nostalgico perché il mio primissimo cineforum lo realizzai nel 1978 al cinema San Giuseppe, interno alla parrocchia omonima, portando due monografiche su Bergman e Buñuel coi miei poveri compagni di scuola che dovevano seguirmi. Poi c’è stato l’Angelo Azzurro che ho fondato con altre persone, dal 1978 in via Pratello e poi due anni dopo in un vero cinema, in via Rialto, dove acquistammo la licenza del cinema che ristrutturammo con due sale perché volevamo abbinare una sala di prima visione e un cineclub, per far interagire i pubblici. Idea che mi sono portato dietro per decenni, di cui ho spesso parlato con Boarini, finché poi non è approdata al Lumière, nelle sale Mastroianni e Scorsese, quando la cineteca ha trovato sede in via Azzogardino".

Benedetta Cucci

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