Botteghe storiche a Bologna, chiude Ricci calze

L'addio dopo 58 anni. La titolare: "È cambiato il mondo. E nessuno vuole più fare questo mestiere"

Irene Ricci, l’attuale titolare della storica bottega bolognese

Irene Ricci, l’attuale titolare della storica bottega bolognese

Bologna, 26 settembre 2022 - Il commercio di vicinato perde un’altra delle sue botteghe storiche. Dopo 58 anni di attività, il 24 dicembre chiude ‘Ricci calze’, in via Mazzini, attività aperta nel 1964 da Amedea, bustaia di Budrio, ed Edoardo, faentino, rappresentante di corsetteria. Erano i genitori di Irene Ricci, l’attuale titolare, che cominciò a dare una mano in negozio nel 1975.

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"I miei cominciarono vendendo maglieria, sottovesti, corsetteria, biancheria e calze", racconta la Ricci. Ma quando, negli anni 70, "le femministe bruciavano i reggiseni in piazza, papà fiutò che qualcosa stava cambiando. E, alla fine degli anni 70, decise di vendere solo calze". Da donna e da uomo.

Sono gli anni in cui sul mercato arrivano i collant in Lycra, "con più vestibilità e morbidezza, che cambiano per sempre il modo di vestire delle donne". Poi, piano piano, le abitudini dei consumatori cambiano ancora. Le grandi catene e gli outlet conquistano il mercato a spese del commercio tradizionale. "Cambia proprio il modo di vivere delle persone, di vestire e di acquistare", spiega la Ricci.

Nel nome della comodità "calzini, fantasmini e leggings prendono il posto delle calze più classiche ed eleganti. Insomma, la praticità vince sulla durata e la qualità. Non è più il tipo di commercio cui ero abituata", ammette la titolare.

A 66 anni, non riuscendo a passare il testimone ("nessuno vuole più fare questo mestiere"), la Ricci ha deciso di chiudere l’attività. Stanca anche di una burocrazia "che ha reso tutto complicato. non solo aprire, ma perfino mandare la comunicazione di cessazione".

Il commercio tradizionale, secondo la Ricci, "è destinato non dico a morire, ma per sopravvivere dovrà piegarsi e adattarsi alle regole della globalizzazione". E adesso ci si mette anche il caro-bollette, "che si ripercuote comunque sui negozi, perché i prezzi anche nel mio settore sono aumentati".

"Se non chiudessi – spiega la Ricci – dovrei aumentare i prezzi dal 20 al 30%, mentre i clienti dovrebbero affrontare l’aumento dell’energia e delle bollette di casa, e non potrebbero più permettersi certi acquisti. Risultato: morte del commercio. Non se ne esce. Io ho deciso di lasciare prima".

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