Bullismo a Bologna, studente minaccia il prof. "Mio padre ti spacca la faccia"

Il sedicenne: “Mio padre è un pugile”. Il docente voleva mettere una nota al ragazzo che disturbava

Nell’immagine di archivio, la classe di un istituto superiore

Nell’immagine di archivio, la classe di un istituto superiore

Bologna, 9 maggio 2018 – E’ l’ultima ora, poco prima del suono della campanella. Uno studente, 16 anni, si avvicina a un compagno e lo spinge, poi inizia a disturbare anche il resto della classe. L’insegnante lo redarguisce, ma lui continua imperterrito, lanciando a terra oggetti e disturbando in ogni modo la lezione. Alla fine, stanco della situazione – che si ripete quasi ogni giorno – il docente apre il registro di classe per mettere una nota al ragazzo. Non l’avesse mai fatto: «Se mi metti una nota, chiamo mio padre che è un pugile e ti spacca la faccia. Ti conviene non farlo», è la minaccia dello studente nei confronti del professore. Non contento, il giovane prende a pugni la lavagna spaventando l’insegnante. «Ecco cosa ti succede se mi metti una nota. Stai zitto, ti conviene. Se no finisce male», minaccia ancora il 16enne mentre prende a pugni la lavagna ferendosi alle mani e danneggiando materiale scolastico e anche il registro di classe.

Il professore spaventato racconta tutto ai carabinieri, denunciando lo studente per minacce e i militari passano tutto alla procura dei minori. Siamo in un istituto professionale della provincia, dove non è la prima volta che si verificano episodi di questo genere: il bullismo, anche verso i compagni più deboli, è purtroppo un fenomeno ricorrente. L’istituto è spesso utilizzato come ‘parcheggio’ di ragazzi difficili. I professori devono ogni giorno lottare per riuscire a insegnare qualcosa a questi giovani. L’intimidazione nei confronti di un docente è soltanto uno degli episodi allarmanti che confermano un disagio generazionale.

Lo sa bene la preside dell’istituto professionale, che difende l’operato della scuola: «Il nostro compito è quello di punire certi comportamenti – sottolinea –. Cosa che facciano in moto rigoroso prevedendo sospensioni dai 10 ai 15 giorni. Non dimentichiamoci, però, che è compito della scuola anche rieducare questi ragazzi e recuperarli. Durante la sospensione prevediamo lavori socialmente utili, come pulire le classi o aiutare nell’assistenza agli anziani alla casa di riposo. I nostri studenti, anche se sospesi, non restano mai a casa senza fare nulla. Al di fuori delle punizioni, prevediamo laboratori e attività di scambio, che facilitino il dialogo e annullino la violenza. Mi riferisco, per esempio, al corso di teatro: non si tratta soltanto di recitare, ma di creare momenti e spazi dove i ragazzi si chiariscono e raccontano i loro problemi. Grazie a queste iniziative sono diminuiti gli episodi di bullismo. In passato ne capitavano spesso, ora si sono ridotti molto. Ma dietro c’è un lavoro della scuola e degli insegnanti».

Sulla denuncia nei confronti del giovane, la preside non è convinta: «La scuola in questa decisione non c’entra – conclude –. Non posso impedire azioni isolate, ma credo che le denunce vadano fatte nei casi necessari e prestabiliti dalla legge».

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