Caiumi: "Alle imprese aiuti per 9 miliardi"

Le stime del presidente di Confindustria Emilia: "Sei su dieci sono ferme, lavora il 12% dei dipendenti. Bruciato un decimo dei ricavi"

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L’emergenza Coronavirus si abbatte con violenza anche sulle imprese. Valter Caiumi – presidente di Confindustria Emilia Area Centro – traccia un primo bilancio dopo il decreto del 22 marzo che ha chiuso le aziende considerate "non strategiche".

Qual è la situazione?

"Di 3.350 imprese nostre associate, fra Bologna, Modena e Ferrara, 1.411 rientrano nei codici Ateco delle attività autorizzate a restare aperte".

La produzione è regolare?

"Nessuno lavora a pieno regime. Vanno tutte a forza ridotta, diciamo al 30-40 per cento".

Con quanti i dipendenti?

"Oggi, secondo noi, non ci sono più di 22mila persone al lavoro. Cioè poco più del 12 per cento dei 170.000 dipendenti delle nostre imprese associate".

Un calcolo delle perdite?

"Stimiamo che almeno il 10 per cento dei ricavi si siano volatilizzati".

Sono numeri molto pesanti.

"C’è grande preoccupazione. È chiaro che questo calo non è sostenibile in autonomia. Questo vale non solo per le piccole e medie imprese, ma anche per le grandi, che sono le locomotive della nostra economia".

Di cosa c’è bisogno?

"Di una manovra veloce che sopperisca alla mancanza di ricavi e di liquidità".

Una manovra di quale peso?

"Tra Bologna, Modena e Ferrara parliamo di circa 9 miliardi di aiuti. Numeri impressionanti".

In concreto?

"Ci sono moratorie sulle pmi, messe in campo dalle banche, che andrebbero estese alle grandi imprese. Serve poi una moratoria sui covenant, indicatori che possono essere piuttosto vessatori. E magari una moratoria su mutui e leasing anche per gli imprenditori".

Pensa ad aiuti a pioggia?

"No. È chiaro che chi fa richiesta di aiuti deve potere dimostrare di averne diritto".

Per Mario Draghi, già governatore della Bce, serve un ‘piano di guerra’. Che ne pensa?

"Sono d’accordo. Nel momento in cui l’economia ripartirà, sarà decisivo, per il Paese, che le imprese abbiano i mezzi per ripartire".

Si parla di imprese che fanno pressioni per riaprire. C’è chi antepone i propri interessi a tutto il resto?

"Ho parlato al telefono con centinaia di colleghi. Mai sentito neppure un filo di polemica sulle restrizioni in corso. Tutti sono allineati al rispetto delle regole. Di fronte alla salute, ogni altra cosa viene messa in secondo piano. Prima di tutto, e per tutti, viene la sicurezza di chi lavora".

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