Calciatore pestato in disco Aggressori ai domiciliari

Quattro ventenni, tunisini e marocchini, presi dalla Squadra mobile. Avevano rotto la mandibola a un giocatore della Primavera del Bologna

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di Nicoletta Tempera

Prima, all’interno del Numa, avevano fatto saltare con un pugno ben assestato un dente a un calciatore della Primavera del Bologna. Poi, cacciati dagli addetti alla sicurezza del locale, avevano atteso il ragazzo in via Maserati, dove lo avevano gonfiato di botte, inseguendolo in via Calzolari e continuando a picchiarlo, fino a frantumargli la mandibola. La violenta aggressione era avvenuta la notte dello scorso 7 novembre e, nelle settimane successive a quel fatto, i poliziotti della III sezione della Squadra mobile, guidata da Roberto Pititto, erano riusciti a identificare i quattro ventenni, marocchini e tunisini, autori del pestaggio. Che adesso, a quattro mesi dal fatto, sono finiti agli arresti domiciliari, all’esito delle indagini coordinate dal pm Nicola Scalabrini. L’intensa e serrata attività investigativa, condotta in maniera tradizionale, con sopralluoghi, escussione di testimoni e soprattutto attraverso l’attenta analisi e visione dei filmati registrati dalle numerose telecamere di videosorveglianza, interne ed esterne alla discoteca Numa, ha permesso agli investigatori di ricostruire un quadro probatorio che ha confermato quanto denunciato dalla vittima. Sia nel racconto fatto subito dopo l’aggressione ai poliziotti delle volanti intervenuti in via Calzolari, sia in quanto dichiarato a quelli della Squadra mobile che avevano avuto modo di ascoltarlo il giorno dopo, in ospedale. La giovane promessa del Bologna, ricoverato al Bellaria, era stato operato per ricostruire la mandibola. La prognosi, per lui, dopo l’intervento, era stata di 40 giorni. Considerata la gravità del fatto, il gip Francesca Zavaglia ha accolto la richiesta del pm e disposto per i quattro, accusati di lesioni gravi e aggravate, i domiciliari.

Tutto era nato da stupidi dispetti in discoteca: il gruppetto di magrebini aveva iniziato a lanciare del ghiaccio da una balconata verso il tavolo dove il calciatore, assieme ad altri ragazzio del Bologna, stava passando la serata. Il giocatore della Primavera aveva detto loro di smettere ed erano partiti i primi schiaffi e il pugno al viso. Proprio questo ‘prologo’, avvenuto all’interno del Numa, per cui non era stato chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, aveva fatto scattare la chiusura di 12 giorni per il locale. "Hanno aspettato che uscissi fuori dalla discoteca e mi hanno inseguito. Sapevano chi ero. Mi dicevano ‘se vuoi giocare ancora a calcio devi correre più veloce’", aveva raccontato, il giorno dopo il pestaggio, la vittima ai poliziotti. Che partendo proprio dalle dichiarazioni del ragazzo, che aveva fornito indicazioni su almeno uno dei componenti della banda, sono riusciti a ricostruire tutto il gruppo di violenti, assicurandolo, almeno per qualche tempo, alla giustizia.

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