Centro per il rimpatrio. Bonaccini dice ‘no’: "Dialogo con Piantedosi". Ma Bologna resta in lizza

La presenza di Reparto mobile e Battaglione la rende candidata ideale. Tra le sedi al vaglio la caserma di Ozzano. Si pensa anche a Parma e Piacenza.

Centro per il rimpatrio. Bonaccini dice ‘no’: "Dialogo con Piantedosi". Ma Bologna resta in lizza

Centro per il rimpatrio. Bonaccini dice ‘no’: "Dialogo con Piantedosi". Ma Bologna resta in lizza

Qui a Bologna né il Comune, né la Regione vogliono sentire parlare di un Centro per i rimpatri nei nostri territori. Eppure l’eventualità resta concreta, perché c’è una norma nazionale (oggi si parla del Dl Migranti del governo Meloni, ma i Cpr furono istituiti nel 1998 dal Governo Prodi) a stabilirlo e perché l’Emilia-Romagna è una regione chiave anche per lo smistamento dei flussi migratori. E, malgrado i secchi dinieghi di Lepore e Bonaccini, espressi anche in comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura, Bologna resta una possibile e probabile candidata: questo vista la presenza, in città, del VII Reparto mobile della polizia e del V Reggimento dei carabinieri. Reparti inquadrati necessari a garantire la sicurezza di queste strutture, la cui gestione sul territorio non è delle più semplici. Le voci che si susseguono parlano di Ozzano, dove pure sono attesi 100 migranti da sistemare in regime emergenziale in una tendopoli, con la ex caserma Gamberini, sede del vecchio Battaglione Carri, adesso dismessa, come base per il nuovo Cpr. Un’ipotesi che però, fino a ieri, non era stata prospettata neppure al sindaco del paese Luca Lelli. In alternativa a Bologna e alla sua provincia, sono allo studio anche le ipotesi Parma e Piacenza. La discussione insomma resta aperta, mentre il Comune, sia per bocca del sindaco Matteo Lepore, sia dell’assessore Luca Rizzo Nervo, ha già più volte ribadito che no, i Cpr non servono e che il modello di accoglienza che piace a Bologna è tutt’altro. Tanto che al Governo è stato proposto di trasformare l’attuale Cas di via Mattei (attualmente al collasso con quasi 1.000 ospiti) in un hub, regionale o metropolitano, per far tornare il centro migranti un luogo di passaggio, dove le persona transitino al massimo un mese e mezzo. Il Cas, che per legge deve esserci, si sposterebbe quindi altrove. Le riflessioni sono in atto, Cas e Cpr potrebbero sorgere nello stesso luogo? Per Bologna il Cpr, come detto, non è mai all’ordine del giorno. Peraltro mentre la città si trova a sostenere una prova di resistenza vera e propria, sia per i minori stranieri, sia per gli adulti: non ci sono più posti. Intanto ieri la cooperativa sociale Badia Grande, che aveva destato forti preoccupazioni tra Usb, Pd e Coalizione civica, è stata esclusa dalla Prefettura dalla gara per la gestione del Cas Mattei. La coop trapanese, ricostruisce la Prefettura, aveva presentato domanda lo scorso 25 novembre e pochi giorni dopo, il 6 dicembre, aveva comunicato agli uffici di Palazzo Caprara l’attivazione (con decorrenza 3 agosto 2022) la sostituzione del rappresentante legale, Antonio Manca, a causa di un rinvio a giudizio a Trapani e di una richiesta di rinvio a giudizio avanzata a Bari. Per la Prefettura "non può darsi rilievo alla mera sostituzione del rappresentante legale, mancando la garanzia di una reale autonomia e discontinuità rispetto alla precedente gestione".

Tornando al Cpr, è chiara anche la posizione di Stefano Bonaccini. Molto simile a quella di altri governatori di Regione, come Zaia (Veneto). "Non siamo disponibili a nulla se parliamo di parole al vento. Io sono abituato a discutere di cosa si vuol fare. Per me di Cpr non se ne parla assolutamente – ha ribadito Bonaccini, parlando ai cronisti –, questo è il governo che parla di autonomia e che sta invece centralizzando tutte le decisioni a Roma senza confronto con gli enti locali. Mi sono sentito col ministro Piantedosi, ci siamo detti che ci vedremo a breve. Nessuna voglia di litigare, bensì di collaborare".

Paolo Rosato

Nicoletta Tempera

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