Cesare Cremonini "Aiuterò i teatri a rinascere E chiedo alla città di donare al Sant’Orsola"

Alla vigilia del quarantesimo compleanno il cantante riflette sul momento storico e lancia un messaggio d’amore a Bologna

Cesare Cremonini

Cesare Cremonini

Una torta per due ma con cinquanta amici virtualmente intorno a fargli gli auguri via chat. Quarant’anni memorabili domani per Cesare Cremonini che spegnerà le candeline dalla casa sui colli dove trascorre la quarantena insieme a Martina, la 23enne riccionese incontrata alla palestra Performance, invitata a una pizza ‘mangiata con le mani’ come ricorda anche in un verso della canzone ‘Giovane stupida’ a lei dedicata, e mai più lasciata. "Sono fortunato a trascorrere questo periodo accanto a lei. Ho sempre immaginato dentro di me che avrei incontrato una romagnola e così è stato. Avere l’amore in casa è fondamentale anche perchè la vita domestica non è il mio forte mentre lei ha dimostrato di essere molto più quadrata di quanto pensassi. Ed è stato importante vedere il comportamento serio che ha tenuto, affrontando i compiti che ci siamo divisi. Nelle coppie sono momenti di profonda introspezione che porteranno a un boom di divorzi o di nascite".

Qualche rimpianto per quello che sarebbe stato e non potrà essere?

"L’anno del compleanno tondo accompagnato al ventennale di carriera, all’uscita del best of 2C2C, all’avvio del grande tour negli stadi, mi avrebbe dato la possibilità di tenere insieme per una festa amici vicini e lontani. Ma anche una forzata dimensione intima non mi lascia alcun rammarico, trovo giusto dare ugualmente un senso di completezza alla giornata".

Ha però promesso che appena si allenterà l’attuale cordone farà un tour canterino in tutti i ristoranti costretti a non lavorare in questo periodo...

"In realtà era una battuta che voleva essere un gesto d’affetto verso tutte le attività, dall’Acqua Pazza di Francesco Carbone al Vivo di Vottero, al ristorante Alice da Oscar che magari avrebbero cucinato per me in questa circostanza. Non succederà che faccia dei live in ciascun esercizio ma certo idealmente desidero tendere una mano a chi ha dato un profilo gastronomicamente internazionale alla nostra città e che non meritava uno stop del genere. Desidero che si rafforzi il senso di comunità, che si crei un legame stretto tra i nostri colori, la nostra cultura, le nostre tradizioni. È consolante a questo proposito la decisione di Carbone di reagire istituendo un delivery di pesce pregiato. Cadere per reinventarsi. L’insegnamento per tutti dev’essere questo".

Il primo gesto concreto che dà un senso a queste affermazioni è proprio stato il suo: l’acquisto di una luminaria di via D’Azeglio con un verso di Nessuno vuole essere Robin a favore della Fondazione Sant’Orsola...

"Era il minimo, ma è importante l’apporto di tutti. Mi rivolgo personalmente a imprenditori come a persone comuni perchè donino, anche poco, attraverso CharityStars a favore di chi senza troppa enfasi e senza farsi pubblicità sta dando una grossa mano agli operatori sanitari".

Che Bologna scorre davanti ai suoi occhi di quarantenne?

"Difficile dirlo ora nel pieno di un’esperienza che cambierà radicalmente molte cose. Finora ho visto una Bologna che si era ritagliata un suo posto di fratello e sorella più agile delle grandi metropoli. Perfino la nuova stazione l’ha avvicinata ai centri nevralgici pur senza snaturarla".

Resterà una traccia costruttiva dopo l’attuale esperienza?

"L’istinto mi dice che chi oggi è prigioniero del virus difficilmente tornerà a ballare come prima. Siamo di fronte a un passaggio epocale, di fatto il ’900 da cui tanto a fatica cerchiamo di affrancarci finisce qui, ora. La rivoluzione tecnologica che a fatica si era parzialmente imposta, si affermerà definitivamente. Ci sarà il definitivo avvento della modernizzazione".

E la vita degli artisti come cambierà?

"Il mio dovere d’artista non è pensare alle ambizioni personali ma al bene del Paese. Al momento non so nemmeno se riuscirò a fare il tour che dovevo concludere il 18 luglio all’Autodromo di Imola. Se arriverà l’ordine di spostarlo, lo farò, per fare la cosa più giusta per chi ha comprato il biglietto".

Ma tutta l’industria discografica subirà uno scossone epocale...

"Mi chiedo infatti che cosa rimarrà dell’attuale modalità di fruizione tra cd, streaming, vinili, non so se sopravviveranno i negozi di dischi. Rifletto anche sul fatto che se il cinema può essere visto in sala o a casa senza che molto cambi, l’esperienza di ascolto in un concerto live o in salotto non è comparabile, a parte tutto l’indotto che una grande performance dal vivo produce".

E quali rimedi si possono immaginare?

"Voglio bene a Bologna e soffro a vederla così prostrata. Perchè la cultura e la musica non si identificano solo con i suoi personaggi di spicco ma anche con i luoghi che li ospitano. E mi rendo disponibile fin d’ora a qualunque cosa si possa fare dopo per aiutare e rilanciare i nostri teatri".

Ha trovato solidarietà tra i suoi colleghi?

"La musica non è considerata un bene di prima necessità anche se poi alla prova dei fatti lo è come dimostrano i flash-mob e i balconi inondati di note. Questo deve farci comprendere che in noi deve germogliare un forte senso di responsabiità verso chi ha comunque bisogno di leggerezza. Da questo punto di vista la vicinanza con gli altri si è cementata perché siamo tutti sulla stessa barca. E ci sono realtà meno privilegiate della nostra di rappresentanti del rock e del pop per cui bisogna mobilitarsi. Il mio orizzonte è molto locale, io fin da bambino ho sognato di inserirmi nel gotha locale, nella musica bolognese che era ed è un polo importante. E come artista appartenente a questo contesto è per la mia città che voglio spendermi e impegnarmi".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro