Colosso del lusso, ma la presenza in Italia è occulta: scoperta evasione da 12 milioni

La sede fittizia nel Bolognese. La multinazionale ha già. ripianato i debiti con il fisco

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Una verifica fiscale d’iniziativa sul boom improvviso di certe aziende e sui lavoratori esteri in Italia. Ed ecco scoperchiare il vaso di pandora. Da sono qui è partita la Guardia di Finanza – con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate – che ha contestato a Farfetch, multinazionale inglese delle vendite online di articoli di moda e di lusso, un importo di 12 milioni di tasse arretrate che la società, ora, ha versato all’erario, in un’unica soluzione, per definire ogni pendenza con il Fisco per gli anni dal 2015 al 2019. L’operazione ‘Marketplace’, condotta dal pm Michela Guidi, ha accertato l’esistenza e l’operatività in Italia, con una sede fittizia a San Giovanni in Persiceto, dell’organizzazione occulta della società: secondo le indagini un radicamento fin dal 2011. Dal 2015 al 2019 sono stati venduti attraverso la piattaforma di Farfetch beni, dalle boutique italiane (molte di Bologna e della regione), per 2,5 miliardi di euro. Oltre alla regolarizzazione della posizione, l’azienda si è impegnata, con la costituzione di una società a Milano, a versare "le imposte, anche future, dovute sulle provvigioni maturate sul territorio dal primo gennaio 2020". È stato scoperto che la società operava in Italia, dove ha un portafoglio di oltre 200 partner affiliati, senza formalizzare la presenza, assumere formalmente personale dipendente e avviare uffici o negozi. Operando "in maniera occulta, sfruttando le boutique affiliate che, assumendosi ogni rischio, hanno messo a disposizione spazi fisici per lo stoccaggio di merce da vendere indirettamente sulla piattaforma". I militari hanno stimato che il marketplace, una ‘vetrina virtuale’, abbia incassato "ingenti provvigioni dai partner italiani calcolate, in media, sul 30% del venduto". La sede della multinazionale era nell’abitazione a San Giovanni di un collaboratore inglese a disposizione dell’impresa estera che aveva il compito di affidare lavori ad altri colleghi tra Bologna e l’Italia. Secondo a Finanza "è il primo caso, in Italia, di accertata esistenza di una stabile organizzazione occulta di una società estera nell’e-commerce".

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