"Così gli angeli di Bentivoglio mi hanno ridato la vita"

Pubblichiamo la lettera del nostro lettore Alessandro Merli che racconta la sua battaglia contro il Covid e il suo ricovero all’ospedale di Bentivoglio.

In vita mia non sono mai stato ricoverato in ospedale. Il mio primato è purtroppo caduto a seguito dell’avvento di questo micidiale virus. Sono un commerciante, sono stato tanti mesi dietro a un bancone, a contatto con la clientela e mai nessun problema. Poi, improvvisamente, nel momento in cui i contagi calavano e si avvicinava per me il momento della vaccinazione, ecco il virus aggredirmi. È un venerdì del mese di maggio, abbasso le serrande e chiudo l’esercizio. Dapprima un qualche leggero malessere, poi un po’ di febbre. Questa, però, improvvisamente aumenta, prendo la tachipirina ma non si abbassa, anzi improvvisamente si impenna. Chiamo il mio medico che, prontamente, allerta la Usca, positiva istituzione dell’Ausl. Questa prende immediatamente contatto con me, chiede notizie all’esito delle quali mi manda immediatamente un’ambulanza sotto casa. Direzione ospedale Maggiore dove, al pronto soccorso, dopo una velocissima Tac, mi riscontrano una polmonite bilaterale interstiziale da Covid. Subito mi dirottano verso l’ospedale di Bentivoglio. Qui vengo accolto da una equipe di medici, infermieri e inservienti davvero fantastica. Mi sistemano in terapia sub-intensiva, attaccandomi all’ossigeno. Non ci sono parole per descrivere la professionalità e l’attaccamento al lavoro da parte di tutti. L’aria che respiravo non era ossigeno, ma affetto pieno di capacità, abnegazione e premura. Pian piano miglioro e, dopo oltre 15 giorni, vengo dimesso. Ora sono ai ’domiciliari’ e ho un solo rimpianto: non aver potuto vedere in volto questi fantastici angeli che mi hanno ridato la vita. Per la contagiosità del luogo erano infatti sconosciuti ’palombari’. Anche per queste difficili condizioni di lavoro, li ringrazio tutti e li abbraccio di cuore. Viva Bentivoglio.

Alessandro Merli