Covid, badanti arrivano all'aeroporto di Bologna. Pochi controlli, niente quarantena

Arrivano dall'Est, al Marconi misurazione della temperatura e modulo di autocertificazione. Ma niente tamponi

I passeggeri in arrivo al Marconi continuano il viaggio in bus

I passeggeri in arrivo al Marconi continuano il viaggio in bus

Bologna, 5 agosto 2020 - Se dici quarantena, c’è chi sorride, alza i tacchi e se ne va. Succede all’aeroporto Marconi. Alcune badanti che vengono dall’Est, spesso con controlli troppo soft, rischiano di diventare un problema sul fronte Covid.

Aggiornamento Tampone per le badanti che rientrano dall'estero

Là i contagi aumentano, ma ancora non si è trovata una soluzione per chi rientra in Italia. Il ministero della Salute ha provato a metterci una pezza in extremis, aggiornando da pochi giorni la normativa che prevede soltanto per chi arriva da Paesi extra Schengen isolamento fiduciario e sorveglianza sanitaria includendo anche Romania e Bulgaria nonostante siano Paesi Ue.

Ma non basta. Nello scalo bolognese in poche sembrano curarsene. Compilano l’autocertificazione, si sottopongono (come tutti) alla misurazione della febbre, ma di stare a casa 14 giorni per precauzione e poi fare il tampone non ci pensano neanche. "Non ce l’ha detto nessuno", hanno spiegato appena atterrate da Sofia o da Bucarest. Ma il peggio è che anche chi arriva da altre zone a rischio, come Bosnia, Macedonia e Moldova, fino adesso ha aggirato i controlli facendo rotta dalla Romania. "Basta partire da lì, è uno Stato membro della Ue quindi voli e autobus possono circolare", ci racconta una badante arrivata in aereo da Bucarest. Considerando le rotte dall’Est (Bulgaria, Ucraina e Romania) – spiegano dallo scalo bolognese – si tratta di circa 2mila persone che atterrano al Marconi ogni settimana. Ma la soluzione, secondo l’amministratore delegato dell’aeroporto Marconi, Nazareno Ventola, non è fare i tamponi ai passeggeri: "Troppo difficili da gestire, finché non si trovano test più rapidi. L’ideale sarebbe che chi arriva, avesse un certificato rilasciato dai Paesi di origine che attesti la propria salute. In questo modo non si correrebbero rischi. Ma ovviamente ci vorrebbe un coordinamento a livello europeo, arrivando fino agli Stati dell’area Schengen".

Nell’attesa di capire se l’idea possa avere un seguito, resta il nodo dei controlli troppo blandi. "Ci hanno fatto solo compilare un modulo di autodichiarazione e misurato la temperatura", ribadiscono altre badanti intercettate. Ma se in aeroporto la situazione è questa, non va meglio con i pullman. Anzi. Come racconta Anna Maria, che viene dalla Bulgaria: "Resta il mezzo preferito dalle badanti. Ci sono ancora meno controlli". L’altro giorno, in effetti, il presidente dell’autostazione delle corriere David Pierinelli, aveva lanciato l’allarme: "Serve un’ordinanza regionale come nel Lazio che preveda un presidio sanitario che faccia tamponi a chi arriva dai Paesi a rischio". Il modello che potrebbe essere attuato anche in Emilia-Romagna è quello adottato per i passeggeri dei bus in arrivo alla stazione Tiburtina a Roma, ma per ora dalla Regione non arrivano segnali in tal senso. Non è escluso, però, che potrebbe esserci un intervento tempestivo in caso di situazioni problematiche come avvenuto con il comparto della logistica. I pullman che arrivano all’autostazione sono un paio alla settimana. In pratica, si tratta di una cinquantina di persone ogni sette giorni, quindi duecento ogni mese.

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