Covid Bartolini Bologna, 95 positivi. "C'era da aspettarsi questi numeri"

Pandolfi (Ausl): "Finora i contagiati si concentrano nel magazzino, ma se si estendono ad altri settori interverremo con il Comune"

Il magazzino Partolini alle Roveri rischia la chiusura (foto Schicchi)

Il magazzino Partolini alle Roveri rischia la chiusura (foto Schicchi)

Bologna, 27 giugno 2020 - Si allarga il numero dei contagi causati dal focolaio dell’azienda Bartolini: 27 nuovi positivi tra i dipendenti che da 47 salgono a 74, a cui si aggiungono i contatti familiari e di conoscenti che da 17 passano a 21. In totale 95 persone coinvolte, di cui due ricoverate al Sant’Orsola, un lavoratore e un familiare. E un addetto di un’altra azienda del nostro territorio è nella terapia intensiva del Policlinico.

AGGIORNAMENTO / Positivi anche nel centro di accoglienza

"C’era da aspettarsi questi numeri – spiega Paolo Pandolfi, direttore del Dipartimento di sanità pubblica dell’Ausl – anche se 83 persone sono asintomatiche, 65 tra i dipendenti e 18 tra i contatti. Se l’azienda Bartolini rischia la chiusura? Saranno prese in considerazione tutte le ipotesi e la decisione sarà presa oggi, quando avremo i risultati di tutti i 328 tamponi eseguiti e sarà completata la relazione epidemiologica. Finora tutti i contagi sono concentrati nel settore del magazzino e dello stoccaggio, dove ci sono molti lavoratori non italiani, ma se il fenomeno dovesse allargarsi ad altre tipologie di professionisti, perché abbiamo fatto i tamponi anche agli amministrativi e agli autisti, allora valuteremo insieme all’amministrazione comunale l’ipotesi di sospensione dell’attività nella sede di Bartolini alle Roveri".

Test sanitari in corso alla Bartolini (foto Schicchi)
Test sanitari in corso alla Bartolini (foto Schicchi)
Sul lavoratore in terapia intensiva dell’altra azienda, Pandolfi precisa "che si tratta di un caso recente, su cui l’indagine epidemiologica è ancora in corso". "Attualmente abbiamo 13 ricoverati con infezione recente in atto dovuta al Covid – spiega Luciano Attard, infettivologo del Sant’Orsola –. I malati sono suddivisi così: 8 pazienti in degenza ordinaria e 5 in terapia intensiva, tra cui un addetto di un’altra azienda. Per lo specialista, "sui posti di lavoro è molto importante la presenza dei medici competenti che possono verificare l’attuazione delle norme di sicurezza". Grazia Guiducci, medico del lavoro e già componente del direttivo nazionale Anma, Associazione nazionale medici d’azienda, ha un obiettivo: "Sto promuovendo i test sierologici tra i lavoratori, ma purtroppo su cento aziende, che seguo con altri tre colleghi, solo il 10% per il momento ha aderito alla proposta, confido però in una crescita proporzionale alla sensibilità che si sta formando in tutti". La Regione ricorda che per la sicurezza negli ambienti di lavoro sono stati sottoscritti due protocolli nazionali che individuano tutte le misure necessarie. "La messa in campo delle misure deve essere garantita dai datori di lavoro in accordo con i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza – sottolineano in Viale Aldo Moro – e con il medico interno dove esiste". Intanto, si prepara il terzo giro di controlli per gli operatori sanitari. E non saranno più test sierologici, ma si passerà ai tamponi. "È necessario – osservano in Regione – tra un test e quello successivo, dare un tempo sufficiente per l’eventuale manifestazione della positività. Per questo si è deciso di garantire almeno 45-60 giorni per l’avvio del terzo giro di test".

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