Covid Bologna, Marzia Zambelli: "Caos quarantena: 'sequestrata' per un mese"

L'odissea dell'imprenditrice bolognese. Marco Lisei (Fratelli d’Italia): "Migliaia di cittadini bloccati in casa dalla burocrazia"

L'imprenditrice bolognese Marzia Zambelli

L'imprenditrice bolognese Marzia Zambelli

Bologna, 4 gennaio 2022 - Quella della quarantena di Marzia Zambelli, imprenditrice bolognese, è una vicenda dai contorni più che kafkiani che si innesta in un momento sicuramente difficile, ma come lei stessa racconta sembra quasi un "sequestro di persona". "Premetto che non sono vaccinata ma per forti motivi allergici e gli stessi medici mi consigliano di aspettare un vaccino che anche io possa tollerare – precisa Zambelli –. Tutta la mia famiglia, nipoti compresi, sono vaccinati. Detto questo mi ammalo di Covid, anche se non in forma grave e il 23 novembre inizio la quarantena. Avendo fatto un tampone rapido a casa e vedendo che ero positiva ho preferito non andare in giro a rischiare di infettare altri ed ho chiamato una clinica privata accreditata dalla Regione e in collegamento con il Sant’Orsola per un tampone a domicilio. Ho pagato i miei 135 euro e il tampone ha confermato la positività. Il 4 dicembre – prosegue – vado in via Boldrini per il molecolare di chiusura e, teoricamente, il 6 il 7 doveva arrivare la fine quarantena, quindi il Green pass. Non ricevendo nulla inizio a chiamare dall’Igiene pubblici all’Ausl ma non riesco a contattare nessuno. Pur non potendo uscire, prendo la mia macchina, da sola e vado in via Gramsci: anche da lì nessuna risposta diretta perché non c’è nessuno, solo una impiegata che mi dice di compilare una serie di documenti, tutto già fatto dalla clinica e dal mio medico di famiglia, ma ricompilo e spedisco. Aspetto fino al 12 dicembre: risposte zero. Non so più cosa fare – dichiara– e allora chiamo l’assessorato alla Sanità della Regione e anche qui mi dicono di rinviare la documentazione che manderanno loro all’Igiene pubblica dell’Ausl. Arriva il 15 dicembre e siamo sempre al punto di prima: ormai mi sembra di essere sotto sequestro. Richiamo la Regione e riesco ad avere il numero del responsabile dell’Igiene pubblica, il dottor Paolo Pandolfi, che dopo diverse chiamate riesco a trovare. Devo essere onesta: mi ha fatto pena per quanto appariva stanco e sotto stress. Mi dice che c’è stato un problema informatico e di rimandare tutto a lui. Finalmente il primo gennaio arriva la lettera di fine quarantena e ieri (il 2, per chi legge) il Green pass. Credo di avere fatto 200 telefonate. Ma se una persona non è insistente come me, cosa fa? Resta in casa per mesi? Nonostante tutto devo ringraziare il dottor Pandolfi che mi ha aiutata".

Il grido di allarme arriva anche da Marco Lisei, capogruppo Fratelli d’Italia in Regione: "Non possiamo rimanere in silenzio di fronte a migliaia di cittadini bloccati in casa dalla burocrazia delle quarantene o in fila al gelo per un tampone perché anche su questo ulteriore fallimento ci sono responsabilità precise nella tanto decantata eccellente sanità emiliano romagnola. Eccellente per chi ci lavora, medici, infermieri e farmacie che si stanno spezzando la schiena per arginare gli errori di chi la amministra. Pensavano che il Covid fosse in ferie? Non verremmo essere facili profeti, ma con la riapertura delle scuole, senza la ventilazione meccanica ed il potenziamento dei trasporti che Fratelli d’Italia aveva proposto rischia di saltare la didattica in presenza, scaricando sulle famiglie e sui ragazzi il problema Dad". Ricevi l'informazione di qualità direttamente a casa tua con le nostre testate.

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