Crac Bio-on, il revisore: "Patteggio" E i risparmiatori rischiano la beffa

Un anno e sei mesi è la richiesta avanzata da Alberto Rosa: approvò i bilanci della startup di bioplastiche. Se fosse accolta dal giudice, nessun risarcimento alle parti civili e tutto si deciderebbe in separato giudizio

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Gli azionisti, tra cui le centinaia di risparmiatori che in quella start up avevano investito i soldi di una vita, sono rimasti quantomeno sorpresi: ieri l’altro, durante l’udienza della fase preliminare del processo di Bio-on, l’avvocato Giovanni Domeniconi, difensore di Alberto Rosa – il revisore dei conti di Ernst & Young che approvava i bilanci della startup di bioplastiche – ha presentato richiesta di patteggiamento. Un anno e sei mesi, per manipolazione del mercato e bancarotta impropria, di concerto con i procuratori Francesco Caleca e Michele Martorelli. Un colpo di scena, che potrebbe avere conseguenze su tutto il resto del processo.

"Trovo singolari due cose – commenta l’avvocato Paola Cagossi, che rappresenta i risparmiatori del Sindacato Italiano per la tutela dell’investimento che si sono costituiti parte civile –: la prima è che i curatori del fallimento non si siano costituiti parte civile, la seconda è che a quanto pare non abbiano concordato alcun risarcimento da parte della società di revisione che ora si accinge a patteggiare a una pena abbastanza mite, senza che sia stata approcciata nessuna delle parti civili e senza che la Procura abbia ritenuto di valutarne una eventuale opinione, o quantomeno informarci".

Già, perché nel caso il patteggiamento venga accolto dal giudice dell’udienza preliminare Maria Cristina Sarli, questo non prevede il risarcimento del danno alle parti civili. Centinaia di azionisti si vedrebbero così costretti ad affidarsi a un’azione civile per vedersi rimborsati di quanto perduto. "Con tutte le difficoltà che questo comporterebbe, dal punto di vista probatorio, oltre che economico, dato che un’azione di questo tipo è molto costosa: anche se, in questo caso, il Sindacato potrebbe riunire molti risparmiatori e diluire le spese", commenta ancora l’avvocato Cagossi.

Altre parti civili sono rappresentate dagli avvocati Federico Fischer, Salvo Tesoriero, Alessandro Gamberini. "Assumeremo le iniziative che riterremo necessarie per tutelare i clienti all’interno del processo, nell’interlocuzione che ci spetta", così l’avvocato Tesoriero, preferendo non commentare la richiesta dell’imputato.

Per il crac di Bio-on, la startup di bioplastiche di Castel San Pietro, quotata in Borsa e poi fallita a dicembre 2019 a seguito delle indagini di Procura e Guardia di finanza innescate dall’attacco del fondo statunitense Quintessential, sono dieci le persone ora a processo, accusate a vario titolo di bancarotta fraudolenta impropria, manipolazione del mercato, tentato ricorso abusivo al credito e bancarotta fraudolenta per distrazione. Tra gli imputati, ci sono Marco Astorri, fondatore ed ex presidente di Bio-on ora difeso dall’avvocato Tommaso Guerini, Guido Cicognani, ex socio e vicepresidente, e Gianfranco Capodaglio, ex presidente del Collegio sindacale.

Un migliaio le parti civili ammesse, per la maggior parte piccoli azionisti.

Federica Orlandi

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