Crisi La Perla, l’udienza. Dieci giorni di speranza

Il giudice deve sciogliere la riserva sulla dichiarazione di insolvenza. In visita allo stabilimento i liquidatori inglesi. L’avvocato Laudi: "Buon segnale". .

Crisi La Perla, l’udienza. Dieci giorni di speranza

Crisi La Perla, l’udienza. Dieci giorni di speranza

Serviranno ancora una decina di giorni per aggiungere un altro tassello alla vicenda de La Perla. Il giudice Maurizio Atzori, infatti, scioglierà nelle prossime settimane la riserva sulla dichiarazione di insolvenza e l’apertura della procedura straordinaria per La Perla Manufacturing e, contestualmente, per La Perla Global Management Uk, entrambe sequestrate. Se non arriveranno i commissari governativi, l’alternativa sarebbe la dichiarazione dello stato di liquidazione e i licenziamenti collettivi. "L’udienza di oggi (ieri, ndr) – le parole dell’avvocato Bruno Laudi per conto di Filctem Cgil – è stata importante perché ha determinato un contatto con i liquidatori inglesi. In questo momento è fondamentale cercare di armonizzare le azioni, in Inghilterra e in Italia, per convogliarle verso delle soluzioni che siano quelle che garantiscono continuità aziendale nel nostro Paese".

Proprio ieri, i liquidatori inglesi hanno fatto visita allo stabilimento: una scelta per far capire "l’importanza del fattore umano per questo marchio". Se per La Perla Manufacturing tutte le parti erano d’accordo sull’amministrazione straordinaria (compreso il ministero delle Imprese che avrebbe infatti già individuato i possibili commissari), per l’azienda britannica, che controlla il marchio e le quote delle società, i liquidatori inglesi vorrebbero procedere con la vendita degli asset. Una mossa bloccata dalla decisione del giudice, che ha ampliato il sequestro del marchio all’intera La Perla Global Management Uk. Fuori dal tribunale erano presenti, come per le altre udienze, le rappresentanze sindacali di Filctem Cgil e Uiltec Uil che invocano a gran voce "un destino congiunto del marchio e delle lavoratrici di La Perla". Non solo: "Riteniamo impensabile – continuano – poter vendere un marchio senza le competenze che lo qualificano".

"Abbiamo registrato – così Stefania Pisani di Filctem Cgil e Mariangela Occhiali di Uiltec – un ulteriore piccolo passo verso la definizione di una vertenza complicatissima, trattandosi di una crisi transfrontaliera post Brexit". Le sindacaliste chiedono quindi "che si trovino in tempi brevi soluzioni che portino a pagare le retribuzioni".

Non è mancato, poi, il duro attacco nei confronti del finanziere tedesco Lars Windhorst, proprietario del fondo anglo-olandese Tennor che controlla lo storico marchio di lingerie: "È indecente che un finanziere che si dichiara nullatenente, che compra ville milionarie e che gira con jet privati possa impunemente affamare chi lavora". Chiara Caravelli

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