Da Villa Inferno all’attico delle violenze

La ragazza vittima nell’inchiesta bolognese si trovava anche alla festa di Genovese, imprenditore milanese accusato di stupro

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di Federica Orlandi

Da Villa Inferno a ’Terrazza Sentimento’. Così era chiamato l’attico milanese dell’imprenditore Alberto Genovese, il 43enne fondatore di Facile.it (venduta anni fa) di recente arrestato a Milano con la pesantissime accusa di avere sequestrato, violentato e seviziato, dopo averla drogata, una diciottenne, durante un festino a casa sua.

Festino che per certi aspetti sembra ricordare quelli finiti nell’inchiesta di Villa Inferno, in città. Anche perché con quelli condivide una protagonista. Marta, la giovane (il nome è di fantasia) che con la propria denuncia ha fatto partire l’inchiesta del pm Stefano Dambruoso, il 10 ottobre era nell’attico di Genovese.

È lei una delle testimoni chiave dell’inchiesta lombarda, stando alle 28 pagine di ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice Tommaso Perna del tribunale di Milano.

È lei che, sentita a sommarie informazioni (ma non ha formalizzato alcuna denuncia), ha ricostruito la notte del presunto stupro. Recatasi a casa di Genovese assieme a un’amica, racconta, per due volte l’imprenditore "mi ha invitato nella sua camera da letto, per farmi fare una riga di cocaina. Lo ha fatto anche con altre ragazze presenti, non mi pare con gli uomini". Assieme, i due avrebbero "tirato cocaina, ma non mi ha mai proposto di fare altro", spiega la giovane da poco diciottenne. A serata inoltrata però, Marta si accorge che qualcosa non va: manca una ragazza, ovvero la attuale vittima. "Ho immaginato che lei e Genovese fossero in camera da letto. Non so spiegarmi il motivo, ma ricordo di aver avuto una brutta sensazione", spiega. Così va a cercarla, ma fuori dalla stanza trova "un buttafuori, che mi dice che non si poteva entrare". Le insistenze sono vane e la bolognese se ne va. Qualche ora dopo prova a telefonare all’amica, ma non serve a nulla perché all’ingresso della festa tutti i cellulari sono stati requisiti e messi in una cesta. Lì il telefonino squilla, "segno che lei era ancora in camera". Marta però se ne va, perché la convincono che l’amica "è in gamba e se la sa cavare".

Attualmente non risulta alcun tipo di connessione tra le due indagini. La presenza di Marta a Milano non sembra avere a che fare con quella bolognese.

"C’è chi ha parlato di ’circuito’ di festini – attaccano i difensori di Davide Bacci, l’imprenditore di 49 anni ora ai domiciliari con l’accusa di induzione alla prostituzione minorile e spaccio, gli avvocati Roberto D’Errico e Giovanni Voltarella –: è falso, il nostro assistito non conosce Genovese né gli altri personaggi coinvolti in questa vicenda. L’unico elemento che unisce i due episodi è la presenza della medesima ragazza, che da molto tempo non ha più contatti con Bacci. Evidentemente si è recata lì in modo del tutto indipendente". Concorda Donata Malmusi, avvocato dell’indagato Fabrizio Cresi: "Sono sconcertata, ma non stupita: è evidente che quello è il contesto nel quale le piace vivere". E l’avvocato di Luca Cavazza, Massimiliano Bacillieri: "Prendiamo atto del nuovo coinvolgimento della ragazza nello scandalo milanese. Sarà interessante seguire gli sviluppi anche di questa vicenda, per comprendere a fondo le sue dinamiche comportamentali".

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