Roberto
D’Errico*
Quello emerso dall’inchiesta della Dda sul giro di telefonini alla Dozza, se confermato, è un dato che allarma. Perché, in questi termini, mette in evidenza
un sistema di inadeguatezze all’interno della casa circondariale. Una falla principalmente nei controlli rispetto a ciò che entra nel carcere, nella sua corretta gestione. Molte persone risultano indagate e coinvolte in questo smercio di telefonini: cinquanta indagati, per una macchina estesa, insomma,
su cui bisogna interrogarsi.
Va sottolineato poi il fatto che la maggior parte dei cellulari sia stata trovata tra i detenuti dell’Alta sicurezza, una sezione che, per sua natura, dovrebbe godere di controlli ancora più specifici rispetto alle sezioni dei detenuti comuni.
La fotografia che ne esce è evidente.
L’istituto di Bologna, come sappiamo per altre questioni che non voglio collegare a quest’operazione, ha visto verificarsi al suo interno diversi suicidi e atti autolesivi tra i detenuti negli ultimi tempi. Abbiamo chiesto al ministero di Giustizia un’ispezione urgente per verificare cosa accade alla Dozza dal punto di vista della salute. Quello che appare intanto, è comunque un governo del carcere debole.
Se la situazione dell’Alta sorveglianza difetta, se la gestione dei detenuti malati difetta, vuol dire che qualcosa non va. E su questo qualcosa è il tempo di intervenire.
*Avvocato e presidente Camera penale
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