CRISTINA DEGLIESPOSTI
Cronaca

Enzo Boschi, il funerale. Decine di scienziati a Bologna per l'addio al sismologo

Chiesa gremita per l'ultimo saluto all'ex presidente dell'Istituzionale nazionale di geofisica e vulcanologia

Bologna, il funerale di Enzo Boschi (FotoSchicchi)

Bologna, il funerale di Enzo Boschi (FotoSchicchi)

Bologna, 24 dicembre 2018 – Un maestro, un collega, un amico. Ma per tutti Enzo Boschi, geofisico 76enne, era e resterà sempre ‘il presidente’. Dell’Istituto nazionale di geofisica (Ing) prima e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) poi, con il grande merito di aver lanciato l’ente nello scenario internazionale della ricerca che conta e di aver fatto crescere decine di scienziati. Scienziati che, proprio oggi pomeriggio, a poche ore dal Natale hanno voluto rendergli omaggio riempiendo in ogni suo posto la chiesa di San Paolo Maggiore, in via de’ Carbonesi, accompagnando l’ultimo viaggio del sismologo e docente universitario che a Bologna era approdato per studio, innamorandosene e facendone la sua città.

In prima fila, al funerale (foto), la moglie Giovanna e il figlio Lapo, ma unite con il loro dolore anche generazioni di accademici e studiosi che in Boschi vedevano sempre “il professore che ha illuminato le nostre vite con la sua umanità”, ha ricordato il sacerdote nell’omelia davanti al prorettore alla Ricerca Antonino Rotolo in rappresentanza dell’Alma Mater, al consigliere comunale dem Claudio Mazzanti per Palazzo d’Accursio e alla sindaca di Tredozio, Simona Vietina, un luogo caro a Boschi dove da anni “amava rifugiarsi, nella sua proprietà in Appennino”.

Tanti i colleghi che hanno voluto portare la loro testimonianza, da Michele Dragoni a Tullio Pepe, passando per Andrea Morelli, Augusto Neri e Fedora Quattrocchi e molti altri, senza però tralasciare anche il dolore che l’inchiesta per il terremoto de L’Aquila aveva causato nel professore, finito definitivamente assolto dal processo dopo cinque anni. “Fu il primo a organizzare, con il padre della protezione civile Giuseppe Zamberletti, un servizio di sorveglianza sismica nazionale 24 ore su 24 – ha ricordato Pepe –, che tradusse in una sala presidiata da marinai che passavano notte e giorno a guardare i rulli e a telefonare al sismologo di turno a ogni minimo movimento del pennino”.

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