Fanzine, illustratori e grafica: ecco Fruit

Il festival dell’editoria d’arte indipendente compie dieci anni. Anna Ferraro: "Una fioritura interessante"

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di Benedetta Cucci

E’ una delle manifestazioni bolognesi di nascita, che meglio ha saputo leggere la natura di una nuova generazione di creativi con slancio concettuale e artigianale, italiana e internazionale. Fruit Exhibition compie 10 edizioni, torna al DumBo dal 30 settembre al 2 ottobre, ma annuncia la sua ultima stagione, dopo il set up da pandemia totalmente online del 2020 e quello "lungo un giorno" del 2021. Dietro questo titolo ’simpatico’ che sa di primizie, si cela il festival e market internazionale dell’editoria d’arte indipendente tra micro editori d’arte, self-publisher, graphic designer, illustratori e artisti, case editrici di grafica contemporanea, magazine, etichette musicali, stampatori artigianali. Nell’attesa che arrivino circa 100 espositori nell’area rigenerata di via Casarini, tra mostre e market, Anna Ferraro, fondatrice e direttrice, racconta Fruit. Sul futuro ancora non dice nulla.

Ferraro, come sta la scena dell’editoria indipendente?

"Già l’anno scorso mi ero stupita parecchio di aver raccolto circa 50 iscrizioni. Perché non dobbiamo dimenticare che tra maggio e giugno c’erano ancora restrizioni, con divieto di spostamenti tra i Comuni, e abbiamo dovuto lanciare la call tardissimo, tra agosto e settembre. Quest’anno le iscrizioni sono andate molto bene e ci siamo comunque dovuti fermare a un centinaio di espositori perché nei 700 metri quadrati dello spazio di DumBo ci stanno questi".

Quali sono le proposte dell’editoria d’arte ‘indie’ oggi?

"Ci sono proposte classiche e progetti nuovi nati durante il lockdown, che hanno avuto inaspettato successo con la vendita online. In particolare i magazine, le riviste. New entry è anche ’Officine Amaro’, laboratorio di legatoria salentino appena nato, che terrà il workshop ’Notebook. Cucitura a punto lungo e stampa a rilievo’. Il settore si riconferma resistente, capace di rinnovarsi e protagonista di una nuova prodigiosa fioritura".

Voi avete portato a galla una realtà che da sommersa, in 10 anni è diventata una comunità forte e capace di influenzare il mainstream, anche dal punto di vista estetico.

"In questo mondo rimane sempre uno zoccolo duro legato alla dimensione della fanzine dei circuiti più anarchici, fuori dal sistema, però si sono aggiunte realtà che per qualità, finitura, ricerca e obiettivi commerciali, non hanno nulla di meno di produzioni che trovi in una libreria".

Tra i workshop ce n’è uno sulla fanzine: un tempo si facevano in maniera spontanea e punk, oggi si studia.

"In verità il progetto ’Zine Garden. Laboratorio di creazione di una fanzine’, a cura di Giulia Vallicelli per Compulsive Archive non è finalizzato solo alla creazione di una fanzine, c’è un discorso legato all’archivio che ha a che fare con l’ambiente ‘queer’ e che lavora sulle questioni di genere. Però è vero, la fanzine torna perché è un prodotto cheap, però oggi è molto attenta a forma, grafica e design".

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