Cinque minuti di silenzio, simbolo di oltre due mesi di "indifferenza" seguiti da un grido liberatorio, con il quale i lavoratori del settore dello spettacolo e della cultura sperano di poter ripartire e ricordando che #esistoanchio. Oltre cento lavoratori, tra artisti, cameramen, attori, ballerini, fonici, videomaker e facchini, ieri pomeriggio hanno portato i loro ‘strumenti della cultura’ in città, in un flash mob sotto le Due Torri, in via Rizzoli. I presenti indossavano mascherine, guanti e gli strumenti per andare in scena, come copioni o spartiti, ed erano disposti a distanza l’una dell’altra. L’iniziativa si va a unire alle quasi 5mila firme raccolte dalla petizione nazionale, con la quale i lavoratori dello spettacolo promettono ’lo stato di agitazione permanente‘. "Serve ripartire – ha detto l’attore bolognese Alessandro Bergonzoni – devono ripartire le compagnie. Non creiamo le distanze tra chi lavora e chi deve dare dei fondi, lo spettacolo non è un settore da dimenticare. Prima di tutto la salute, poi però c’è la cultura, c’è lo spettacolo". E qualcosa si sta già muovendo: ieri in Consiglio comunale, la consigliera di Coalizione civica, Emily Clancy, ha proposto di avviare una regolamentazione del settore dello spettacolo con una Carta dei diritti dei lavoratori culturali.
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